venerdì 27 aprile 2007

Sarà diverso

Roma 28/04/2007
00:05

Quest’anno andrà diversamente. Al concerto del 1° Maggio Maggie non ci sarà. É partita fuori. Col tizio della foto.
Mi fa incazzare da morire, perchè non so neanche dove andranno. Vorrei odiarla ma non ci riesco.

Mi sento escluso.

Messo da parte.

martedì 24 aprile 2007

Due opposti

Roma 24/04/2007
23:45

Il lunedì è scivolato facilmente. Tra lezioni e scambi di appunti. Un pranzo veloce, pomeriggio intero in biblioteca e notte tra 3D Home Architect e chat.

Oggi però è martedi ed è tutta un’altra storia.
Nessuna voglia di studiare e disegnare. Fuggo nuovamente dalla mia realtà studentesca e decido di incontrare Diego e Giulio.
- Oggi non ho voglia di andare a lezione. Ho un po di tempo. Ci vediamo?
- Ho solo un’ora per pranzo. Passo a prenderti a Piazza della Repubblica. Sono senza Giulio, però!
Da qualche giorno Roma è stata innondata da un caldo asfissiante. Maglia, jeans ed infradito.Volo con la metro B a Termini.
Sono le ore 12:00, ho giusto il tempo di fare un giretto per I negozi della stazione.
Quante persone saremo al mondo? La metà le ritrovo sulla metro e l’altra metà nei negozi. Cazzo la capitale è affollatissima!
Tanti sono armati di Trolley. Alcuni in partenza, altri di ritorno.

Passo parecchio tempo in profumeria. Acquisto “Ck one”. È diventato il mio profumo abituale.
Compro shampoo, scrub per il viso ed un regalo per Maggie. “Dior Chèrie” le piacerà?

Ora di pranzo. Mi dirigo all’appuntamento.
Aspetto vicino al Warner Village. Faccio in tempo a fare cinque tiri di Marlboro Light e davanti a me si ferma un’ Audi Q7 nera.
É da solo. Giulio non c’è. Diego è vestito in perfetto stile “uomo d’affari”.
- Ho preso tutto il pomeriggio solo per te. Più tardi andiamo a casa da Giulio.
- Bene.
Mi sento un deficiente. Visto alla luce, Diego è proprio un uomo adulto. Bel tipo, ma non il mio. Nudo è sicuramente meglio.
Mangiamo in un ristorante di via Cavour. Fettuccine al ragù di cinghiale, filetto di manzo ai ferri e verdure grigliate. Sorbetto al cocco per concludere.
Sembra di essere con mio padre. Gli racconto di me e di quello che faccio.
- Non saltare troppe lezioni.
- Non frequento regolarmente da quindici giorni. Non stò tanto indietro.
- Alla luce sei ancora più carino.
- Anche tu.- Non è vero, meglio tra I vapori e le luci soffuse.
Voglio soddisfare una curiosità.
- Quanti anni hai?
- 42. troppi?
Cazzo. É più grande di quanto pensassi.
- Ti avevo dato massimo 35 anni.
- Beh, è un bel complimento. Merito dello sport.
Usciamo dal ristorante e saliamo in macchina. Mi sento come un go go boy. Lui mi guarda come fossi una reliquia preziosa. Capisco che vuole sesso.
- Andiamo a casa vostra?
- Ancora Giulio non c’è.
- Lo aspettiamo a casa, no?
- Ok.
In macchina ascoltiamo Maroon 5.
Superiamo Piazza Buenos Aires ed entriamo ai Parioli.
Una casa indipendente. Tra me e me confermo che è uno coi soldi.
All’interno arredamento Barocco e profumo di parquet appena cerato. Mi siedo sopra un divano bordeaux. Lui si assenta per qualche minuto.
Ricompare a torso nudo. Nelle mani due bicchieri.
- Cos’è?
- Martini liscio.
Niente olivetta. Siede accanto a me. Decido di rompere il silenzio e metto un CD dei Rem trovato sopra l’impianto. “Losing my religion”. Mi piace.
Torno a sedermi. Pochi secondi e mi accarezza il viso. Non mi muovo. Sono bloccato.
Mi distende sul divano. Slaccia il mio jeans. Mi masturba. Prova a baciarmi. Mi copro con un piccolo cuscino.
Mi fa venire. Più per reazione fisica che per coinvolgimento mio.
- Posso sciacquarmi?
- Vuoi fare una doccia insieme?
- Grazie, ma mi asciugo velocemente e vado via.
Ho voglia di scappare. Mi sento usato.
Mi domanda se qualcosa non và. Rispondo solo che ho un appuntamento.
- Ma come? Hai saltato le lezioni per stare con me?!
- Tu avevi datto di avere libera solo l’ora di pranzo. Ho fatto appuntamento con la mia coinquilina.
- Fai un po come vuoi.
Sembra infastidito, non è un mio problema. Penso solo a me.
Lo saluto e vado via.

Cammino per strada. Non conosco la zona. Chiedo informazioni.
Un’ auto grigia mi suona contro. É Giulio. Lo riconosco immediatamente.
Dovrei evitarlo, ma qualcosa mi porta da lui.
Per la prima volta sento la sua voce. Un tono pacato ma sicuro.
- Che fai qui?
- Ero da te.
Non sembra stupito.
- Vuoi che ti riporto a casa?
- Grazie.
Salgo in macchina. Mi racconta di lui e del suo lavoro senza che gli faccia domande. Dirige un supermarket. Gioca a tennis. Ama gli animali.
Riesce a distoglier la mia mente da Diego e tra un giro e l’altro passiamo quasi due ore insieme dove riprendo a raccontare di me e dei miei studi.

Arriaviamo sotto casa mia.
- Ti faccio un caffè?
- Perchè no.

Beve il caffe in camera ed io fumo una sigaretta. Mi distendo sul letto e lui seduto ai miei piedi. “Erase Rewind” in tutta la stanza.
Prende i miei piedi tra le mani. Li massaggia. Lo osservo accarezzarmi. In effetti non abbiamo scambiato tante parole ma preferisco così. L’opposto di Diego.
Pochi minuti e mi ritrovo tra le braccia di Orfeo.

Mi sveglio senza maglietta e jeans. Solo slip. Lui non c’è più. Sulla scrivania un biglietto.
“Quando ti va di parlare fatti sentire. Questo è il mio numero 3xx-xxxxxxx. Tranquillo non ti ho nemmeno sfiorato”.
Mi sento cullato. Come un neonato.

Il profumo per Maggie aspetta di essere incartato. Ci penserò domani.

domenica 22 aprile 2007

Ci vuole tempo

Roma 22/04/2007
21:03

Il risveglio è stato più che piacevole. Con la convinzione di fare colazione, mi dirigo in cucina dove la tavola è ormai apparecchiata per il pranzo. Cazzo è tardi!
Maggie ha preparato tutto da sola. Pennette al tonno, polpette dell’IKEA e insalata. Muoio dalla fame.
Ha apparecchiato per sei persone. Le chiedo chi mangia con noi.
- Claudio e Max. Arrivano tra una ventina di minuti.
- E’ da prima che partissi per Dublino che non li vedo!
- Infatti è per quello che vengono. Dicono che stai prendendo brutte abitudini!
Rifletto un secondo. Non sono le prime persone a sostenerlo.
- Maggie, lo pensi anche tu?
- No, perché?
Vorrei dirle qualcosa, perché dal mio rientro l’ho vista strana e sfuggente. Non ci riesco. Improvviso un sorriso a 1560 denti. Sorride anche lei. Tutta finzione.
- Lu, mi faccio una doccia! Dopo aver cucinato mi sento oleosa.
Rimango da solo in cucina. Lei va in camera e si chiude dentro. Sento fruscii e rumori di cassetti.
Assaggio una polpetta.
La vedo passare davanti a me in slip, senza reggiseno e senza niente tra le mani. Entra in bagno e si chiude nuovamente dentro.
Solitamente mi avrebbe chiesto di farle compagnia. Io sulla tazza del water, lei in doccia. Avremmo parlato di tante cazzate.
Oggi non è successo.

Approfitto della sua assenza ed entro in camera sua. Profumo di “Pink Sugar” in tutta la stanza.
Ripenso ai rumori che ho sentito un attimo fa e apro i cassetti. Tutto all’interno è in ordine
.
Tranne una maglia arrotolata.
Vedo immediatamente che al suo interno c’è qualcosa. Un mazzetto di foto. Saranno in tutto una decina.
Foto di Maggie con un ragazzo. Capelli corti, completamente spettinati, castano chiaro, occhi scuri e pizzetto. Non è il mio tipo ma è carino.
Le foto non sono fatte nella stessa giornata. In Piazza di Spagna, Fontana di Trevi, Piazza del Popolo ed alcune fatte in strada ed in motocicletta.
Ma chi è questo tipo? Senz’altro è qualcuno con cui esce. Perché non me ne ha parlato?
Non sento più il rumore della doccia. Capisco che, in bagno, Maggie ha finito. Rimetto tutto com’era ed esco dalla camera.
Suonano al citofono. Claudio e Max.
Escono dalle loro camere anche le nostre due co-inquiline. Lucia e Alessia. Siamo pronti per pranzare.

Che bello! Mi sento davvero a casa. Max e Claudio sono sempre gli stessi. Mi fanno tagliare dal ridere.
- Perché non le lasciate mangiare in pace?
- Tu che vuoi? Sei appena rientrato da Dublino e sicuramente non senti il bisogno di nessuno. Io e Max siamo soli ede abbandonati ed abbiamo bisogno di attenzioni.
- Lo capisco. Ma non mi pare che Alessia e Lucia ricambino le vostre attenzioni.
- Dalle tempo. È come quando ti iscrivi in palestra. Dopo la prima lezione, i muscoli non spuntano magicamente. Ci vuole tempo. Io e Claudio ne abbiamo.
Lucia e Alessia ridono. Sono diverse da noi quattro. Un po’ timide. Ma ha ragione Max, ci vuole tempo.
Per tutto.

Nel pomeriggio ci rintaniamo tutti in camera mia. Giochiamo con la PlayStation2.
Ridiamo, ci prendiamo per culo.
“Super Monkey Ball Deluxe” è un gioco che mi mette ansia. Una scimmietta dentro una palla e percorsi complicatissimi. Banane da recuperare e altezze vertiginose. Ogni volta che finisco nel dirupo m’incazzo come una iena.

Maggie, dopo poche partite ci abbandona e va in camera sua. Decido a quel punto di parlarle un po’.
- Come va?
- Bene. Perché?
- Sei strana. Sempre per i fatti tuoi. Anche a tavola non hai detto niente.
- A me non mi pare.
- Si, ridevi e basta.
- Beh. Ridere non è poco. Se avessi qualche problema non riuscirei a ridere.
- E’ una scusa stupida, ma va bene lo stesso.
- Non è una scusa.
- Va beh. Voglio crederti.
- Luca, è tutto ok. Te lo assicuro. Sono solo stanca e stressata dall’accademia. Sono sempre di corsa. Non ho tempo per niente. E’ gia tanto che oggi sono riuscita a cucinare per voi.
- Tutto qui? Allora basterebbe un po’ di svago insieme e passa tutto.
- Te l’ho detto Lu, non ho tempo.
- Ma non ho detto mica quando. Vedi che sei strana e sfuggente?
Esco dalla camera. I giri di parole mi innervosiscono.

Torno in camera a giocare con gli altri. Lucia ed Alessia sono vestite per uscire. Tutti m’invitano a prendere un gelato a Campo dei Fiori. Faccio una doccia velocissima e mi preparo in due secondi con le prime cose che trovo. Pantalone grigio e maglietta nera con stampa. Sono l’unico ad essere in tuta.
Maggie non viene.
Cerco di non pensare a niente e con la metro ci dirigiamo in centro.
Parliamo un po’ del sabato e di come tutti e cinque l’abbiamo passato diversamente. Io non ho niente di speciale da raccontare. Un sabato normalissimo all’Alpheus. Quasi mi sembra non interessi a nessuno. Capisco di non essere di compagnia e dopo aver mangiato un gelato “zuppa inglese, crema e pera con caramello” tiro fuori una scusa e me ne vado.
Claudio e Max non mi chiedono niente. Se non ci fossero Alessia e Lucia potremmo parlare. Alla prossima.

Mi dirigo verso Villa Borghese dove ho voglia di correre un po’.
L’aria è fresca, come me altre persone fanno footing. Corro per un’oretta. Senza pensare a niente.
Decido di fermarmi e mettermi sull’erba. Mi distendo. Guardo il cielo e le nuvole. Chiudo gli occhi e mi lascio andare al sonno.

Mi risveglio dopo quasi tre ore. Devo tornare a casa. Ho la schiena a pezzi e fili d’erba dappertutto.
In metro osservo la gente. Qui a Roma sembrano tutti in vacanza. Per molti è così, vorrei che fosse così anche per me. Da domani riprendo in facoltà.

A casa non c’è nessuno. Sento il profumo di Maggie in tutto il corridoio. E’ uscita. Sicuramente col tipo della foto.
Squillo del cellulare. Un sms.
“Quando ci rivediamo?” firmato Diego e Giulio.
Per un attimo li avevo rimossi.
Oggi non mi va di vedere più nessuno.
Mi chiudo in camera. Accendo il PC e faccio partire Winamp. “Sad Eyes” di Bruce Springsteen mi avvolge tra le mura della mia stanza.
Oggi lascio cadere la giornata così. Non ho neanche voglia di mangiare.

Mi sento triste.

venerdì 20 aprile 2007

Tra i vapori della sauna

Roma 20/04/2007
23:00

Aprire la finestra e vedere il cielo di Roma fa sempre un certo effetto. Tutto all’aria, pulizie primaverili. Per fortuna ho da lavare solo le lenzuola ed un paio di slip.
Quello da fare non è un granché, mi basta un’ora e la camera è perfetta.
Seduto in terra. Cellulare in mano e Patty Pravo che canta solo per me. “Pensiero Stupendo(’97)” m’invoglia a chiamare Pietro.
Ci vediamo nel pomeriggio alla fermata Cavour della metro B.

Vorrei poter gia indossare infradito e bermuda ma il tempo ultimamente non è stato rassicurante. Sole, poi pioggia, meglio non fidarsi.
Metto solo i bermuda in jeans Diesel. Cintura blu-rosso-blu Gucci Una polo rossa Prada. Scarpe bianche della Nike. Occhiali blu Rayban. Praticamente perfetto.

Sono le 17:30. Pietro arriva con pochi minuti di ritardo.
- Che merda questi zingari. Due bambine microscopiche volevano prendermi il portafogli. Mi ha avvisato una signora tedesca. Non ho capito un cazzo di quello che ha detto ma ho fatto in tempo a bloccare quelle due. Sto ancora tremando.
Pietro non si cura quanto me, ma è comunque un ragazzo davvero, davvero carino. E’ un poco troppo donnina ma rimorchia anche più di me. L’importante è non farlo parlare.
Biondo,occhi azzurri oceano, sorriso perfetto e un fisico asciutto e poco definito. Indossa un jeans ed una camicia sagomata D&G. Lui è stato più intelligente di me, ha messo le infradito. Pazienza.
- Iniziamo bene! Riprenditi, tanto da qui alla sauna abbiamo 10 minuti.
- Luca, oggi non credo mi farò nessuno, vorrei solo stare a mollo “da solo” nella vasca idromassaggio. Ma so che non sarà così. Purtroppo.
- Non credo ti dispiacerà, l’ultima volta ti sei fatto scopare da tre, quasi contemporaneamente!
- Certo, tu mi avevi mollato per stare con Holden. Cosa facevo con voi? Vi guardavo? Sono tutto fuorché un voyeur. IO!
- Non c’è niente di male nello spiare le persone. In fondo in fondo a chi non piace?
- Te l’ho detto! A me!
- Ma smettila.
Entriamo in Sauna, esibiamo i tesserini. Ci danno ciabattine, asciugamano, braccialetto con la chiave dell’armadietto e preservativo.
Lo spogliatoio è vuoto. Due minuti per spogliarci. Rimaniamo solo con l’asciugamano bianco legato in vita.
- Lu, se non fossi un amico, oggi potrei scopare te! Sei un figo da paura. Posso toccarti il petto?
- Smettila.
Mi accarezza il petto e la pancia. Non rimango indifferente.
- Se non trovo nessuno che mi piace scopiamo, ok?
- Tanto troviamo, lo so!
- Ma non avevi detto che volevi solo farti un bagno?
- Ho cambiato idea. Può capitare quando ti trovi uno come te davanti!
- Ah ah ah.
Ci separiamo subito. Lui al bagno turco, io in vasca.
Vapore ovunque. Di tutti quelli che ci sono, al massimo cinque potrebbero essere carini. Ma ho bisogno di vederli da vicino. Mi immergo nella vasca direttamente con l’asciugamano. Davanti a me un uomo grosso e peloso. Non è per niente il mio tipo. Chiudo gli occhi.
Solo un po’ di sano relax.

Il mio risveglio è dolcissimo quanto esplosivo. Due uomini mi baciano e mi accarezzano il collo ed il petto.
Due sconosciuti. Ma non è un problema, dopo avrò tutto il tempo per le presentazioni.
Mi lascio andare. Faccio giusto in tempo ad accorgermi che il mio asciugamano non c’è più. Pazienza.
Uno è moro, l’altro rasato. Sono grossi e muscolosi. Mi lascio baciare ovunque fuorché in bocca.
Sento i loro corpi sfregarsi sopra me. L’uomo rasato mi porta la mano sul suo uccello. Lo sento grande e gonfio. Il moro succhia il mio. Ci fermiamo un minuto. Mi portano in una stanzina con i materassi ed il rasato mi spinge contro uno di questi.
Mi accarezza ovunque e lecca ogni minimo centimetro del mio corpo. Indossa il preservativo ed entra. L’uomo moro s’infila sotto me e riprende a succhiare il mio cazzo.
Passiamo un’ora e più a scambiare ruoli e posizioni. Veniamo in tutto per tre volte.
Usciamo dalla stanza sudati e completamente nudi.
La vasca è vuota e gli asciugamani sono ancora li. Ci immergiamo. E’ il momento di parlare un po’.
- Non è una mia abitudine svegliarmi coperto da due uomini.
- Ogni tanto può capitare.
- Comunque io sono Diego e lui è il mio compagno Giulio.
- State insieme?
Il moro (Giulio) ed il rasato (Diego) sono una coppia. Rimango basito e la prima cosa a cui penso è:
- Ma non siete gelosi l’uno dell’altro?
- Chiunque se lo chiede. Comunque no.
Giulio è l’unico a non fiatare. In tutto il tempo non riesco a sentirlo parlare. Se ci penso mi vengono in mente solo i sospiri che emetteva quando scopavamo. E’ strano pensare di aver scopato con uno del quale non sai nemmeno com’è la voce.
Pochi secondi e mi si presenta davanti Pietro completamente bagnato e dagli occhi intuisco che non è molto felice.
- Lu, per favore andiamo via?
- Perché?
- Ne parliamo dopo, per favore?
- Ma sono in compagnia!
- Te lo chiedo PER-FA-VO-RE!
- CHE-PAL-LL-LL-LLE!
- Avanti voi due, venite con noi nello spogliatoio. Vi faccio avere il numero di questo fantastico ragazzo dal fisico bellissimo di nome Luca! Sapevano già il tuo nome, vero?
- Diego, Giulio mi perdonate?
- Ma scherzi? Certo! E poi credo che il numero ce lo darai direttamente tu.
- Infatti. Andiamo nello spogliatoio?

Raccogliamo gli asciugamani e ci dirigiamo. Giulio ancora non parla. Sorride e basta.
Scambiamo i numeri. Ci salutiamo. E in tutta fretta Pietro mi trascina via.
Una volta fuori è l’ora delle spiegazioni.
- Piè, ma cosa ti è successo?
- Prometti che non mi prendi per il culo e non lo racconti a nessuno? Nemmeno a Maggie o ai tuoi amici etero?
- Promesso.
- No! Devi dirlo per bene!
- Ok. Prometto che non lo dirò a nessuno. Non lo dirò a Maggie. Non lo dirò a Claudio e non lo dirò a Max. così va bene?
- Ok ok. Allora…
- Mamma quanto sei infantile.
- Smettila. E’ una cosa seria.
- Ok
- Dunque, sono entrato nel bagno turco. Tu sai che quando entro io nei posti, tutti mi guardano e mi sbavano addosso.
- Quindi?
- Così è successo. Entro, tutti si girano, interrompono quel che stavano facendo, io mi gaso, mi sento troppo figo. Mi dirigo verso una giusta postazione. Tra i più carini, intendo. Tutti continuano a guardarmi ed io non mi accorgo che in punto il pavimento è molto bagnato rispetto al resto e…
- Dimmi che non è vero!
- Si, sono scivolato come un coglione. Che figura di merda. Ti ho cercato per un ora. Volevo andare via da solo.
Mi piego in due dalle risate. Mi manca quasi il respiro.
- Sei uno stronzo, non andare a raccontarlo in giro. L’hai promesso!
Continuo a ridere. Lui, imbarazzato mi guarda e sorride. Vorrebbe ridere anche lui.

Ci dirigiamo verso casa. Maggie credo non cenerà con noi. Oggi non l’ho sentita per niente.

giovedì 19 aprile 2007

Un Luca tutto nuovo!

Roma 19/04/2007
h.21:30

Oggi ho avuto giusto il tempo di svegliarmi, rifare la valigia, farmi una doccia, lasciare le chiavi sotto il tappetino e andarmene.
Dublino mi ha ospitato per dieci giorni. Per la precisione è stato Holden (25 anni) ad ospitarmi. E’ gia una storia chiusa quindi inutile parlarne. Solo un’esperienza in più.
Mi metto gli auricolari dell’ I-pod di Maggie targato Hello Kitty e lascio fare tutto a Carmen Consoli. “Bambina impertinente” mi rimbomba nelle orecchie e credo di essere l’unico a canticchiare a bordo dell’aereo finché l’hostess non mi dice di spegnerlo.

Arrivo a Fiumicino intorno alle 18:00. Maggie mi aspetta nella hall insieme ad un amica mai vista.
Brevi presentazioni. Si chiama Laura. Castana, occhi tondi verdi ed un look figlia dei fiori. Infatti studia all’accademia di belle Arti.
Maggie mi abbraccia e mi bacia.
- Cosa mi hai portato da Dublino?
- Ti do tutto quanto dopo, ora voglio solo andare a casa sono distrutto. Sai gia da che parte sono i treni?
- No! Siamo in macchina con Laura.
Capisco in quell’istante perché si è presentata in compagnia. Poca voglia di treno.
Seppure il viaggio verso il centro di Roma non è poi così lungo mi addormento sul sedile dell’auto, come se fossi tornato da Dublino a piedi. Stanchissimo.

Devo dire che dopo l’ultima pagina del mio vecchio diario ho aspettato il diploma per andarmene. Non potevo che scegliere Roma. Dopo aver tappato il buco nel muro non ho smesso di vedere Manuel, da quel momento in poi però, le redini le ho sempre tenute io. L’ho scopato fino a stancarmi. Bella la vita!


Mi risveglio direttamente sotto casa. Ora abito a Roma, con Maggie ed altre due ragazze in un appartamento. Per la precisione Piazza Bologna.
Maggie mi aiuta a portare la valigia, Laura invece ci abbandona per andare al Coming Out dietro al Colosseo.
Ascensore, terzo piano. In casa non c’è nessuno. Camera mia è come l’avevo lasciata.
Buttiamo la valigia sul letto. Apro la finestra, c’è aria di chiuso.
- Dai, dammi il regalo! Lo voglio, lo voglio, lo voglio!
Apro la valigia e tiro fuori un pacco piuttosto pesante. Lo scarta.
- Tutto qui? Libri?
- Quanto sei ignorante, leggi bene di chi sono.
- Alan Lee. Il tipo delle fate?
- Si, ma provengono da un fantastico negozio che secondo me aveva qualcosa di magico. Prova ad ispirarti per dipingere. Dicevi che ultimamente ti sentivi bloccata e in accademia non ti apprezzavano più come prima.
- Che belli sembrano quasi antichi, ma dici che fate e folletti esistono sul serio?
- Qualcuno a Dublino dice di si. Io ci credo.
- Allora ci credo anche io, grazie!
Mi da un altro bacio e andiamo in cucina. Sigaretta e caffè. Lei non lo beve. Dice di aver bisogno di dormire, domani deve andare a lezione. Io rientrerò direttamente lunedì. Sono al terzo anno di architettura. E quest’anno ho saltato un po’ troppo.
L’odore del caffè invade tutta la cucina, mi fa piacere essere di nuovo a casa. Seppure per poco Maggie mi è mancata. La osservo fumare e riconosco che è davvero bella. Ora ha i capelli lunghi, da poco ha deciso di eliminare la frangia e la sta facendo ricrescere.
Siamo proprio diventati grandi, la vedo sempre più donna.
- Domani te ne starai a casa da solo?
- Penso di si. Devo sistemare la valigia, ripulire un pò e poi boh.
- Allora non ti sveglio, ci sentiamo giusto all’ora di pranzo.
La vedo bella, però avverto qualcosa di sconosciuto. Mi saluta con un altro bacio e va a letto. Non è tardi e non capisco tutti questi baci. Ma la conosco talmente bene che so di non doverle chiedere niente. Contraccambio il suo bacio e le dico di volerle bene.
- Anche io, da morire! Notte Lu.
- Notte Maggie.
Non mi faccio troppe domande e continuo a fumare.

mercoledì 18 aprile 2007

Grazie!!!

Salve a tutti, grazie di cuore per l'incoraggiamento.
Non pensavo che una semplice confessione, un periodo della mia vita potesse coinvolgere altre persone.
Devo dire che in questi ultimi anni sono un po cambiato. Mi avete fatto tornare voglia di scrivere.
Sto finendo gli ultimi giorni di una vacanza. Al mio rientro mi racconterò ancora.
Promesso!

domenica 8 aprile 2007

Chiamatemi... Gay!

Sono un ragazzo gay come tanti e questa è la mia storia.
Potevo tenere un blog e aggiornarlo giorno per giorno ma il diario risale a qualche anno fa.
E poi credo che sia meglio leggere tutto d'un fiato.


Cagliari 20/09/2003

Oggi mi hanno regalato quest’agenda nera.
Diventerà il mio diario. Mi è sempre piaciuto scrivere.
Nessuno sa che io vedo quando voglio, quello che tutti almeno una volta avrebbero voluto vedere. Mi basta guardare nel buco. Quello che dà all’altra stanza. Non ho mai raccontato il mio segreto. Da quella piccola fessura nessuno può, e mai ha potuto vedermi. L’ ho fatta io con un trapano.
E’ divertente osservare tutte le studentesse cambiarsi o farsi i cazzi loro, con quella consapevolezza di essere le uniche a poter godere del piacere dell’intimità.
Da oggi però potrò osservare solamente una persona. La camera non è più una doppia, ma è diventata una singola.
Non sarà più come prima, stare seduto in terra dietro ad un muro. Non sarà più il sesso femminile a portarmi nell’angolino buio. D’ora in poi sarà un ragazzo.
Si tratterrà in casa nostra per un anno intero.
Come tutte le ragazze che sono state qui, anche lui studia all’università.
I miei genitori dicono che da quando mia sorella è partita a Londra, non basta la presenza di un unico ragazzo per animare la casa. Ma chiunque capirebbe che qualche soldo in più a fine mese fa piacere a tutti. Mantenere un figlio come me poi, al giorno d’oggi non è semplice.







21/09/2003 Cagliari
h.23:57

Stamattina mi sveglio intono alle 9:30. Mia madre vuole che rimetta in ordine la camera. Ieri notte sono rientrato veramente tardi, spogliandomi ho lasciato che qualsiasi cosa avessi indosso cadesse a terra. Non mi fregava niente del casino. Casco, giubbino, maglietta, scarpe, jeans, calze e boxer. Ho creato quel campo di concentramento che mia madre non ha mai sopportato. Ma a me sinceramente, ubriaco com’ero, me né sbattuto una sega.
Alle 15:30 sarebbe dovuto arrivare il nuovo inquilino. Fino a quell’ora sistemo la camera. Grandi pulizie…”deve splendere come il sole in primavera, deve sembrare la silenziosa cameretta di un delizioso studente delle superiori.” Che dolce! Fanculo.
Arriva con un leggero ritardo di due ore e venti. Colpa del treno. Mah…!
Si chiama Manuel. Lo squadro dal basso in alto, come mio solito. Mi piace come veste e come porta i capelli rasati. Una maglietta smanicata rossa con delle scritte incomprensibili ma fighe, per niente rifinita, pantaloni blu sbiaditi della Diesel e infradito verdi militare come le mie.
Non so come, ma i miei occhi non smettono un secondo di fissargli i piedi.
Mi piacciono molto, forse pure io vorrei dei piedi così.
Le unghie perfette e niente peluria.
Svegliato da quel momento di semi-adorazione voglio guardarlo in faccia mentre gli stringo la mano. Un viso normalissimo ma due occhi verdi poco comuni. Voce da ragazzo sicuro di sé, per niente jolly. Poche parole tra noi.
Vado via poco dopo le presentazioni. Oggi tocca a me andare a prendere il fumo per il free drink di sabato.
A luci spente, provo a guardare dall’altra parte del muro ma è gia tutto buio.
Troppo stanco. Il viaggio da Torino a qui, credo sia stancante per chiunque.
Sento solo il respiro forte nel suo sonno.
Ho sonno anche io.





Cagliari 22/09/2003
h.12:05

Che Strano.
Andando in cucina per prendere il mio solito latte e Nesquik, mi rendo conto che i miei non hanno fatto colazione. Penso che dormano ancora ma, data l’ora non può essere. Tutto troppo pulito. Mia madre prima delle 14:00 non sistema il lavandino e i piatti del giorno prima. Non c’è mai, se non il sabato.
Un rumore dalla camera di mia sorella mi fa ricordare di Manuel. Non può essere stato lui a fare ordine.
Dal momento che ci troviamo da soli in casa però, posso tranquillamente farmi un po’ gli affari suoi e fargli compagnia mentre si sistema la roba negli armadi. Ieri mi sono accorto che aveva delle valigie grandissime. Senz’altro un casino di magliette e jeans.
Busso e tranquillamente mi dice di entrare. Tra ragazzi è più facile prendere confidenza.
A torso nudo stava sistema i profumi sopra la mensola. E’ strapieno.
- Stai guardando quanti profumi ho?
Gli ho rispondo di no.
- Sono belle le boccette, sono dei regali?
- Si, a parte questo.
E’ By di Dolce e Gabbana. Credo non abbia niente che non sia di marca.
Per dormire vedo che non usa niente, come me. Quando si alza dal letto mette su un pantalone largo in cotone azzurro a vita bassissima. Ed è infatti per questo che noto porta slip o altro la notte. Vedo un po’ di peli pubici castani fuoriuscire dall’elastico, per non parlare dell’inizio delle natiche ecc
Ha il culo come il mio, tondo e senz’altro palestrato.
Ormai anche le ragazze guardano queste cose.
Mi siedo sul suo letto perfettamente rifatto, o se non altro, meglio di come rimetto a posto il mio. Comincio quindi con il mio interrogatorio.
- Come mai ti sei trasferito qui a Cagliari?
- Ti chiami Luca, vero? Studio biologia marina e mi sembrava giusto venire qui in Sardegna
Mentre parlava continuava a riempire l’armadio.
- Hai gia qualche amico?
- Un’amica. Dovevamo prendere casa insieme, ma non abbiamo trovato niente in centro. Sfiga.
- Più che ascoltarlo, lo osservo. Ha fatto palestra senza ombra di dubbi. Torace perfetto. Schiena dritta e scolpita. Forse comincio ad ammirarlo. Fin’ora ho sempre visto me e basta. Nessuno è mai stato meglio di me. Ma mi sembra anche giusto.
E’ alto credo uno e ottantatre.
Mi spiazza improvvisamente chiedendomi se ho la ragazza. Voglio farmi più figo di quello che sono.
- Me ne faccio tante, ma non sto con nessuna di loro. Per fortuna mia.
Chissà faccia faccio mentre rispondo.
- Fai bene. Quanti anni hai? Diciotto, vero?
- Si.
- Non serve a niente legarsi, soprattutto se puoi variare quanto vuoi.
Nessun contatto fisico, ma mi ha trasmesso una strana sensazione di complicità.
Ho voglia di sapere qualcosa di lui. Ma non certo cose che può dirmi. Non ci conosciamo ancora e, frettoloso come sono devo saltare questa fase. Almeno ai suoi occhi.
Non so come andarmene dalla sua camera. Oggi nessun impegno. faccio uno squillo col cellulare a Max (un mio amico). Mi risponde subito con un altro squillo.
- E’ vero! Devo chiamare a Max. Ti scazza se vado in camera mia?
- Non preoccuparti. Tanto ora mi preparo e mi avvicino alle poste.
Il mio solito culo. Quello che volevo.
- Tanto ci vediamo.
- Ovviamente.
Mi chiudo qui in camera. Messo su un cd dei No Doubt per non far sentire alcun rumore. Scopro il buco nel muro spostando il poster di Cruel Intention. Da quel momento inizia il mio gioco. Questa volta diverso.
Aspetto seduto in terra poco meno di dieci minuti. Lo osservo mentre finisce di sistemarsi le sue cose, guarda l’ora e per pochissimo è rimane immobile al centro della stanza. Si guarda allo specchio e si è sfila i pantaloni.
Avevo ragione, sotto non porta niente. Un corpo perfetto. Gambe robuste e definite. Dalle caviglie una peluria leggera lo ricopre sino a metà coscia, poi sfuma .
Guardo pure li. Anche il suo pene, chiuso completamente, non è diverso dal mio.
Tutto il resto del suo corpo l’ ho visto prima di andare via dalla sua camera.
Non mi ero mai reso conto di quanto potesse essere interessante spiare perfino un ragazzo.
Ho sempre visto tutti i miei amici cambiarsi davanti a me, ma questa volta è diverso.
Il motivo è senz’altro dato dal fatto che questa volta vedo ciò che qualcuno non vorrebbe farmi vedere. Non a me.
Sale la salivazione. Si passa la mano nelle palle mentre pensa sicuramente cosa mettersi. Decide. Prende dal cassetto un paio di boxer blu CK. Li infila e con la mano sistema bene il pacco. Va verso l’armadio e indossa un paio di pantaloni a tre quarti verdi militare ed una maglietta bianca con la scritta rossa Indian Rags. Solite infradito. Niente profumo però. In bagno si lava i denti e, prese le chiavi e il portafoglio sulla mensola dei profumi, esce.
Non è successo niente, lo so. Solo un assaggino. D’ora in poi vedrò sempre più.


Mi sono dimenticato di chiedergli se ha fatto lui i piatti.


Ora che ci penso però, non me ne frega un cazzo!





Cagliari 23/09/2003
h.08:10

Scrivo un po’, prima di andare a scuola. Primo giorno.
Ieri non ho bevuto e ne fumato, non sono neanche rientrato tardi. Mi sono perfino messo a letto immediatamente dopo essermi denudato.
Nonostante ciò oggi mi sveglio con l’affanno.
Un sogno, ma non lo ricordo.
Quando ho aperto gli occhi, ero pieno di sperma asciutto su tutti gli addominali.
Una polluzione notturna.

Il mio uccello ancora li duro come mai prima.
Nel corpo mi bolle una fortissima voglia di scopare.
Qualche sogno porno mi ha ridotto così. Qualche donna.
Guardo l’ora. E’ presto.
Non posso andare a scuola in queste condizioni.
La mano comincia a scendere verso la mia erezione.
Non mi era mai capitato di ammirare cosi tanto il mio amico. Lo trovo splendido e forte. Guardo la carne scura e le vene in rialzo. Il glande gonfio e rosso porpora.
Inizio movendo lentamente la mano. Portando la mano alla bocca mi inumidisco con la saliva. Viscido e bagnato scivola meglio.
Dapprima piano, poi sempre più velocemente. Eccitatissimo lo guardo. Vedendo che è pronto a esplodere aspetto che i sensi del mio orgasmo arrivino. Vengo, godendo come un adolescente alla sua prima sega. Non potendo sporcare le lenzuola pulite, ingoio dalle mani il mio seme ancora tiepido.
Non ho mai fatto niente del genere.
Non mi interessa! Nell’istante in cui è succede è fighissimo.
Bello, sono sempre più maiale e affamato.
E’ tardi devo scappare. Devo anche passare a prendere, in scooter, Claudio.




Cagliari 24/09/2003
h.03:00

Che merda! Un solo giorno di scuola e già vorrei disintossicarmi.
Siamo stati trasferiti di sezione. Io e Claudio siamo finiti nella 5° E. Strapiena di ragazzini jolly e poche fighe, per lo più squallide e poco curate.
Mattinata pallosa, pomeriggio a dormire e sera alla pista a fumare. Niente.
E’ passata a salutarmi Maggie. Ti dirò diario, non ho avuto nessuna tentazione, eppure è un pezzo di figa. Non le ho palpato nemmeno il culo. Solo perché ero fumato. Capito?
Sono tornato alle 23:00. La luce, in camera di Manuel ancora accesa, mi ha attirato nella mia intima postazione. Ho guardato che faceva. Disteso sul letto in mutande a leggere. Chissà cosa ha fatto in tutto il giorno.
Illuminato dalla luce calda e arancione dell’abàjour non sembrava intenzionato a muoversi.
Approfitto del momento e mi spoglio un po’, troppo caldo.
Rimango in mutande anche io. E’ bellissimo sentire i piedi nudi, poggiati sul pavimento ghiacciato.
Spengo la luce per non farla filtrare dal mio piccolo spiraglio. Tutto a posto. Aspetto.
Gli piace leggere sul fianco. Intreccia i piedi per grattarsi le caviglie. Vorrei sapere cosa legge. Fisso quel poco di copertina che mi mostra involontariamente. Minca è Uomo Vogue. Che figo sapere che ci sono altri ragazzi interessati a queste cose e, soprattutto, aggiornati.
Smette di leggere improvvisamente. Fissa l’aria e si mette seduto sul letto. Raccoglie da terra i pantaloni larghi da casa e li indossa. Penso voglia andare in bagno o in cucina.
Ora che lo guardo attentamente, con quei pantaloni e, completamente scomposto sarebbe da imitare comunque. Non so perché ma ogni volta che lo vedo, mi attira a se come possedesse una fortissima aura di mistero. Forse penso troppo!
Mentre si dirige verso la porta, osservo una collanina che dondola alla base del collo. Un dettaglio che mi è sfuggito. Porta un’ ideogramma giapponese in acciaio , appeso ad un laccio in caucciù. Carino.
Si gratta la testa e con la lingua muove qualcosa all’interno della bocca. Forse un piercing. Se c’è, non l’ ho ancora visto.
Uscito dalla camera, sento i passi oltre la mia porta. E’ entrato in bagno. Ascolto il rumore che fa la sua pipì cadendo nell’acqua della tazza. Ho capito che si stava pisciando addosso.
Tira lo sciacquone, si lava le mani e immagino si guardi un po’ allo specchio. Ha notato che domani si dovrà fare la barba, ne ha poca però. Io leggermente di più, ma sono biondo e non si vede.
Esce dal bagno.
Improvvisamente bussa da me. Il rumore, pur cauto per non svegliare i miei, mi spaventa comunque.
Io senza chiedere chi è, gli dico -Entra Manuel!-
- Scusa se spacco le palle, ma non ho sonno e ho pensato potessi avere un po’ di fumo.
Rimango qualche secondo a fissarlo, poi mi rendo conto di che faccia da ebete potessi avere.
- Perché hai pensato che fumassi?
- Secondo te non lo immagino?
Entrambi ci guardiamo con quell’aria di complicità che, ancora non so da dove provenga, ma mi piace. Accenniamo un sorriso e lui si conquista il mio fumo proprio in questo modo, sorridendo e facendomi sentire suo amico.
Che bella sensazione.
- Fumiamo insieme, ovviamente?
- Certo, oggi sei il mio spacciatore!
Rido
- Dai entra!
Diario, stanotte la mia camera ha cambiato gli odori. Le pareti non erano solo immerse del profumo d’ hashish che abbiamo fumato. Qualcos’altro ha invaso la stanza e non solo. Non risponderei a nessuno mi chiedesse di cosa si tratta. Non lo so e non voglio saperlo.
Io in mutande, lui a petto nudo e quei pantaloni larghi. Scalzi tutti e due. Seduti in terra ai piedi della finestra parliamo di cazzate e di studio. Non lo faccio mai con nessuno, con il mio nuovo amico è diverso.
Alla seconda canna osservo come fuma. La passo nelle sue mani e tira pochissimo. Forse comincio a dubitare abbia mai fumato, io ho sempre tirato tantissimo. Mi guarda - Non serve a un cazzo tirare forte e finirla in poco tempo. Devi saperti gustare le cose lentamente! -
In effetti ha ragione. Ora che ci penso, io fumo e già al primo tiro voglio essere sballato, chiedo una cosa ai miei e devono accontentarmi immediatamente. Non aspetto niente con impazienza.
- Ora però, è inutile che provi a tirare piano, ormai hai le tue abitudini. Dalla prossima volta magari…
In tutto ne abbiamo fumate quattro, non eravamo fuori ma stavamo bene. Lui ha chiuso per un po’ gli occhi. Lo guardavo. Osservavo come le nostre gambe, intrecciate per il poco spazio, ci univano. Due individui completamente sconosciuti ma cosi vicini. Non so se avrei voluto un fratello maschio, non me lo sono mai domandato. Non penso. Anzi, ne sono sicuro.
Si è svegliato di colpo ma ho fatto finta di dormire anche io. Dal silenzio ho capito che i suoi occhi erano su di me. Mi ha osservato per poco, ma intensamente. Curioso come me, forse.
- Luca, io torno in camera mia. Tu mettiti a letto.
- Si, minca mi devo svegliare presto.
- Appunto. Grazie, ci vedremo sicuramente domani.
- Ok. Buonanotte.
- Notte.
Ha chiuso la porta e se né andato. Non ho osservato dal buco. Anche per oggi va bene così.
Niente sonno, ma vado a letto lo stesso. E’ tardi.



Cagliari 25/09/2003
h.16:07

Aveva detto che ci saremo visti.
Sono andato a scuola, sono tornato e mia madre ha detto che è uscito presto. Dice, ancor prima di me. Ieri non mi ha detto che impegni avesse. Sono rimasto da solo. Mi ero programmato chissà cosa. Sbirciando in camera sua, intravedo solo il letto disfatto. Ha lasciato la tapparella abbassata. La poca luce filtrata non mi concede grandi panoramiche.
Fanculo. Ho comprato trenta euro di fumo. Vado alla pista a fumarlo con gli altri. Cazzi suoi, anche se era per noi due.
Mmm …

Ne conservo un po’. Solo un po’ però.




h.21:34

Non si è ancora visto. Non è rientrato a casa.
Sarò ossessivo e paranoico ma, per quanti difetti posso avere, io mantengo sempre le promesse…e gli appuntamenti.
Guardo TV. Mtv. Top Select. Ancora al quarto posto Christina Aguilera con Fighter.


Che palle.




h.01:01

Ho studiato quasi tutta la notte. Tra due giorni ho il test finale del corso di recupero di matematica.
Non so un cazzo, ovviamente. Vado a letto
Il rumore dei passi di Manuel mi sveglia. Mi alzo nudo dal letto. Avvicino l’occhio al buco.
Sembra essere estremamente contento. Con se non ha ne zaino ne altro. Ha in mano, solo una rosa rossa che poggia sul comò. E’ a gambo lunghissimo. Accende la TV e spegne la luce. Fa il cretino davanti allo specchio, canticchiando una canzone o qualcosa del genere. Sembra un’altra persona, però mi fa ridere. Tolte le scarpe e le calze, comincia a sfilarsi i pantaloni, poi la felpa e la maglietta. Addosso, solo un paio di slip CK bianchi con l’elastico rosso.
Si toglie anche quelli. Osservandolo nudo penso che potrebbe fare il modello. Noto un particolare, il pene non è moscio. Non ho il tempo di guardare, spegne la luce.
Ora che ci penso, entrambi siamo nudi e separati solo dal muro. Dovrebbe farmi schifo, e invece no. Sono un tipo tollerante, lo so.
Sento il rumore delle lenzuola . Il respiro si fa forte e un fruscio prima lento, poi frequente invade anche il mio orecchio sulla parete.
Penso si stia masturbando. Un sospiro pieno ma soffocato conclude tutto. E’ venuto.
Vorrei sapere qualcosa su quella rosa. Mi chiedo, chi gli ha dato una rosa? Mi chiedo, perché la persona che gliel’ ha data non ha fatto anche sesso con lui? Soprattutto, non sono i ragazzi a dare delle rose alle donne? Domani proverò a saperne di più. Notte.




Cagliari 26/09/2004
h.15:23

Mi sveglio presto per la scuola e mi preparo. Prendo lo scooter e mi dirigo. Neanche un motorino
ai parcheggi dell’istituto. Qualcosa non quadra. Entro e chiedo.
- Oggi tutte le classi hanno solo due ore di lezione, dalle 11:00 alle 13:00. -Dice il bidello.
Che merda! E mi sono pure svegliato presto. Che cazzo faccio nel frattempo? Una minca. Ho i coglioni che girano a mille. Sono le 08:45 e nessuno dei miei amici penso sia sveglio. Torno a casa.
Non c’è nessuno pure qui. Da camera mia spio quella di Manuel.
Non dorme. Meno male.
Busso alla porta e mi fa entrare. Gli spiego cosa mi è successo e si mette a ridere.
Svanisce tutto l’incazzo.
- Adesso cosa fai?- Chiede con un sorriso a trentadue denti e…gli occhi gonfi dal sonno.
- Mi attaccherò al telefono, sempre se qualcuno mi risponde.
- No, facciamo che mi fai compagnia mentre mi faccio la doccia.
Mi imbarazzo un pochino. Non ci penso un secondo e rispondo di si.
Finisce di sistemarsi il letto, prende l’accappatoio e andiamo in bagno.
- Sei sicuro che non ti scandalizzi?
- Scherzi? Non siamo molto diversi.
- Lo so, ma magari ti impressioni se il mio è più grosso del tuo.
Ridiamo. Io realizzo che sto per vederlo nudo, ma non dal mio foro. Speriamo che gli occhi non mi facciano nessuno scherzo. Si spoglia. Rimane completamente nudo e apre l’acqua della doccia. Il cuore mi batte un po’ , solamente perché non siamo ancora così intimi per fare queste cose.
Mentre fa scorrere il getto caldo è proprio davanti a me con l’uccello che pende.
- Ieri per la prima volta ho ricevuto una rosa. Non so come comportarmi. Ho paura di far rimanere male questa persona.
- Chi te l’ ha regalata?
- Una persona.
Capisco che vuole rimanere vago e l’accontento. Chiude l’acqua e si siede sul lavandino. Io sul cesso e lui di fronte a me. Mi batte ancora più il cuore. Ma che cazzo sta succedendo? Gli occhi non fanno che cadermi proprio lì.
- Cosa c’è?
- Niente. Mi sono ricordato di una cosa e devo per forza uscire per farla.
Mi sorride. Non capisco perché.
- Ok, allora è meglio che vai. Comunque se vuoi un consiglio…è meglio che ti rilassi un po’.
Scappo come uno scemo dal bagno, Senza pensare a quelle parole. Lo lascio lì tutto nudo che mi guarda con quel suo sorriso.


In giro per la città rifletto. Qualcosa comincia ad affievolire ma ancora un po’ confusa.
Vado a scuola. Claudio dice che sono strano. Fumiamo una canna nei bagni.
Senza raccontargli niente, gli chiedo secondo lui cosa posso avere.
- Boh, sembra che pensi a qualcosa e non te la togli di mente.
E’ vero. Ho ancora l’immagine di Manuel nudo su quel lavandino, cosi vicino a me. Pur essendo il mio migliore amico, pur avendogli raccontato sempre tutto, questo, però, non deve saperlo.
Finite le lezioni torno a casa. I miei pranzano. Pranzo con loro e dal silenzio in camera capisco che lui non c’è.
Non voglio pensarci.




Cagliari 06/10/2003
h. 12:05

Sono passati nove giorni dall’ultima volta che ho scritto.
Oggi è domenica. Ieri sabato…
Serata in discoteca allo Spazio Newton. Nessuna voglia ma, messo tutto in tiro e profumato come una puttana, devo riuscire a divertirmi.
Claudio e Max passano a prendermi in macchina. Claudio ha preso la Ford Focus del padre. Musica da scoppiare i timpani. Ovviamente devono fare i grezzi.
Prima di caricare anche le miss, andiamo al quartiere a prendere fumo. Per la precisione quaranta euro tra hashish e erba.
Una volta tutti in macchina. Claudio, Silvia, Max, Sara, Io e Maggie andiamo a fare ora in Viale Europa.
Maggie ha cambiato taglio. Corti e castani. Un taglio figo, con delle ciocche più lunghe.
Fumiamo ed io più di tutti.
Delle due ore successive ricordo poco e niente, Claudio dice che ho passeggiato con Maggie e con lei ho parlato veramente tanto.
Chissà che cazzo gli avrò detto. Spero solamente di non essermi sputtanato in nessun fronte.
Andiamo a ballare fumati e un po’ bevuti.
Do merda a due ragazze. Tutta la serata a strusciarmi addosso a loro. Le mani ovunque e la mia lingua entrava nella loro bocca quando volevo. Eccitate come porche in calore le lascio sui divanetti e vado via a mano presa con Maggie. Lei, per niente gelosa, sa che gioco mi è piaciuto fare. Farsi desiderare è il massimo. Avere chiunque dietro mi dà maggiore sicurezza.
- Comunque fottitene , tutto ciò ti rende ancora più interessante. Però cerca di concretizzare, così mi racconti.
Queste, le uniche parole che ricordo di Maggie. Non so a cosa si riferisse.
Da sveglio mi scoppia la testa. Non ricordo altro, tutto è confuso. Qui a casa nessuno.
Ho trovato un biglietto che dice ” Siamo da Nando e Rosy, se vuoi mangiare ci sono polpette al sugo e dei gamberoni di ieri, riscaldali. Se vuoi della pasta c’è del sugo con le arselle in frigo,vedi tu. Torniamo stasera. Bacio, Mamma.”
Se solo penso al cibo vomito.





h.23:00

Dovrei essere a letto ma ho sempre voglia di scrivere.

Pranzo, giusto per dire che l’ ho fatto.
Chiamo a Claudio per sentire cosa vogliono fare di sera. Come me nessuno ha voglia di studiare. Ci organizziamo per stare a casa mia. Chiedo a lui di fare il giro di telefonate.
Mi faccio una doccia per levarmi di dosso l’odore del fumo del locale. Rimango più di mezz’ora sotto l’acqua caldissima. Il bagno diventa una sauna. Ho bisogno di passare la mano sullo specchio per potermi guardare. Mi lavo i denti e vado in camera a vestirmi.
Arrivano tutti quanti insieme. Io, ancora a petto nudo.
Sono abituati a vedermi così. Tra di noi ci sono pochi pudori.
In tutto siamo in sette: io, Claudio, Max, Fabio, Maggie, Giulia e Sara.
Maggie accende il PC e attiva tutti i file audio in riproduzione casuale.
La musica parte con Stain di Eminem feat Dido. Un casino di tempo senza sentirla. Il volume medio non disturba nessuno. Andiamo in salone e apriamo a finestra. Seduti nel balcone accendiamo la prima canna. Maggie comincia con le domande cretine.
- Vi ricordate i festini di due estati fa ? Chissà perché non ne organizziamo più…
- Perché dobbiamo starcene in casa quando possiamo andare a ballare. – In effetti Max ha ragione. Ormai abbiamo quasi tutti la macchina.
i discorsi cretini continuano ma Maggie mi prende per un braccio e mi porta in camera mia.
- Allora? Dov’è? - Mi chiede.
- Chi?
- Il tipo che vive con voi.
- Ne parliamo un’altra volta…ti prego
Non so perché cazzo mi chieda di lui. Evito il discorso riportandola in balcone dagli altri. Continuiamo a non fare un cazzo per circa tre ore.
Li saluto prima che rientrino i miei.




Cagliari 07/10/2003
h.14:00

Non vedevo l’ora di tornare a casa.
Diario non faccio che pensare a Manuel. Stasera mi vedo con Maggie, è l’unica persona con cui mi va di parlare.






Cagliari 08/10/2003
h.01:21

Ho ancora una forte voglia di piangere.
Fino ad adesso, il corpo non mi era mai sfuggito tanto.
Tramite sms decidiamo l’appuntamento, a che ora e dove.
Maggie è tutta sorridente ed io ho il cuore che sta per esplodere.
- Cazzo però, levati quella faccia da cretino abbattuto altrimenti torno a casa.
- Non mi ricordo niente. Sabato che cosa ti ho raccontato?
Con il fiato tirato inizio ad ascoltarla.
- Mi hai parlato di quel Manuel, mi hai detto che ti piace e che ti attrae sessualmente. Mi hai detto che ti senti diverso ma che non hai il coraggio di affrontarti.
Mi crolla il mondo addosso.
Allora è veramente così. Sono gay. Le lacrime cominciano a scendere sul mio viso, non so cosa dire. La mia bocca, come cucita non emette un suono. Maggie mi abbraccia e mi dice di non preoccuparmi. Comincio a capire tutte le frasi allusive, il sogno erotico, i sorrisi di Manuel e la voglia di un contatto fisico con lui. Io che ho sempre vantato il maggior numero di ragazze a letto, sono gay.
Camminiamo in silenzio mano nella mano per un po’, poi ci salutiamo.
A casa, chiuso qui in camera, ascolto musica e rifletto.

E’ impossibile non essermi mai accorto di niente…





…e infatti non è così.




Cagliari 08/10/2003
h.15:11

Ho incrociato Manuel nell’andito. Non sono riuscito a salutarlo, perché? Lui non c’entra niente. Mi odio.
Perché tutto mi succede così in fretta?
Non riesco a non pensarci. Questa volta non posso scappare. Prima risolvo e meglio è per me. Ma cazzo con mia madre come faccio?
Non ho più il coraggio di guardare in quella fessura. Non ci capisco più niente.
So solamente che finora mi piaceva guardare attraverso il buco per non guardare realmente me stesso.




Cagliari 09/10/2003
h.21:40

Sto facendo passare i giorni inutilmente. E’ difficile diario.
Delle volte sono così deciso e spedito, altre volte invece rallento di troppo le cose. Perché?








Cagliari 11/10/2003
h.09:34

Quando capita qualcosa di strano vengo sempre qui ai Giardini Pubblici, mi siedo sopra la mia panchina, sotto l’albero più vecchio che c’è e penso.
Delle volte è piacevole isolarsi dal resto del mondo, sapere che niente può interrompere le migliaia di cose che girano nella mia mente. Tutto questo mi rilassa e mi porta sempre ad una soluzione.
Ora non è come il resto delle volte.
Rileggendo le prime pagine capisco che tutto quello che mi ero programmato, e che doveva essere un gioco, pian piano è cambiato e penso continuerà ad evolversi sempre più. Forse tutto in troppo poco tempo.

Ho sempre tenuto nascosto me stesso.
Quando ero più piccolo, ricordo il cuore battermi forte non appena sentivo la parola femminuccia. I miei compagni di classe non capivano cosa si potesse provare, e io ho continuato a crescere con questa paura. Nascondersi non è semplice, ma col tempo diventa un’abitudine e non te ne accorgi più.
Giocavo con le Barbie di mia sorella ma nessuno mi ha mai fermato o chiesto spiegazioni. Da piccolo desideravo essere nato femmina e ogni tanto, vestito così, gironzolavo per la casa. Ma non potevo esserlo e dovevo rinunciarci.
L’adolescenza è passata come niente. Mi sono creato l’identità da ragazzino pericoloso e ho cominciato a frequentare le ragazze in modo diverso. Io soprattutto, non dovevo sembrare diverso.
Prima o poi avrei dovuto fare i conti con me stesso. Mio padre non ha mai visto niente, e mai io l’ ho visto presente. Un carattere introverso l’ ha sempre reso tale ai miei occhi. Ora non è più così, gli voglio bene e ho paura di deluderlo.

Forse l’arrivo di Manuel è da considerarsi un bene, o forse no.
Sono un ragazzo forte, non devo piangere.
Posso dire tutto agli amici…non ai miei genitori.

Vedi diario come succede? Le risposte arrivano da sole, scrivendo ancora di più…
Del resto non mi è mai mancato lo spirito organizzativo.





Ho ancora paura.




Cagliari 12/10/2003
h.18:00

Così ho deciso, e cosi non mi sono messo fretta. Qualcuno qualche giorno fa mi ha detto di rilassarmi. E’ questa infatti la cosa principale. Una canzone degli 883 dice: …e tutto và, come deve andare…
Deve essere così. Voglio che sia così.

Sono tornato da casa di Claudio da poco. Gli ho parlato.

- Cazzo, questa cosa mi sta piombando dal cielo come un ufo alle 10:00 sul tetto della scuola. Minca che coglionata.
- Cla, fidati non sto scherzando…
- Sei sicuro di essere gay?
- Si, e scusa se non te ne ho mai parlato.
- Secondo me sei solo bisex, comunque qualunque cosa sia non devi metterti nessun problema. Se ti è difficile parlarne a Max e agli altri, possiamo dirglielo insieme…davanti ad una canna si risolve tutto.
E così è andata. Non mi preoccupo del resto della cricca, la voce si spargerà ed io mi risparmierò la fatica.
Ora qui in casa non so che fare. Vorrei poter entrare in camera di Manuel senza problemi. Devo almeno provare.




h.04:03

In camera di Manuel tutto è come sempre. Lui pure. Mi chiede che fine ho fatto. Gli rispondo che la scuola mi ha coinvolto più del previsto.
- L’università è iniziata da tre giorni e a me impegna dodici ore al giorno.
- Cazzo, così tanto? E quando studi?
- Quando ho tempo. E che ci vuoi fare?
Sorride. Non mi sono scordato facilmente quel sorriso e quegli occhi. Vado un secondo in camera a prendere quel fumo rimasto custodito nel cassetto.
- Questo l’ ho preso tempo fa per noi due. L’avevo nascosto in fondo al cassetto.
- Addirittura ‘ per noi due ’… che onore.
Non so se mi prenda per il culo o cosa. Rido comunque.
Seduti in terra ai piedi della finestra, osservo le sue gambe.
- Hai le gambe muscolose, giocavi a calcio?
- No. Le ho sempre avute piuttosto grosse e fino a pochi mesi fa facevo nuoto.
- Belle.
- Ti piacciono? In effetti sono grosse, sembrano sempre in tensione. Tocca…
La mia mano si poggia come una falena sopra un lampadina accesa. L’ ho passata leggermente. Ho sentito la peluria contro il mio palmo. Il cuore batte e la tentazione di andare al di là delle cosce potrebbe tradirmi.
Alzo lo sguardo, mi accorgo che mi fissa.
- Anche tu mi sembri ben piazzato.
Gli rispondo tremando.
- Più o meno, ma non come te.
- Fammi vedere le gambe, scenditi i jeans.
Nei miei pensieri non avevo previsto niente del genere. Mi scendo lo stesso i pantaloni e li levo completamente. Ora siamo entrambi in mutande.
- Dai, cazzo anche tu hai belle gambe. Corri o pattini?
- Pattino, qualche volta.
Il mio tono di voce gli fa capire che è meglio che il discorso termini così.
Parliamo d’altro per tutto il tempo, continuando a stare in mutande. Lui a torso nudo, io no. Le gambe intrecciate. Le mani si sfiorano ogni volta nella quale ci passiamo la canna. Il momento sembra magico. In sottofondo a bassissimo volume Elisa con Rock Your Soul. Mi addormento così anche questa volta. Sto benissimo.
Mi risveglio più tardi ricoperto da un plaid.
- Ti sei sentito cullato dalla mamma?
- Me l’ hai messa tu?
- Si, volevo prenderti in braccio e sistemarti sopra il mio letto, ma ti saresti svegliato.
Che palle, sarebbe stato bello svegliarmi in quel momento.
- Non importa.
Rispondo così e faccio spallucce. Mi fissa e sorridendo mi dà la buonanotte.
- Buonanotte anche a te Manuel.
Cagliari 20/10/2003
h.14:33

Oggi scrivo da casa di Maggie.
Mi sono portato il diario dietro per il semplice motivo che non ho più scritto niente.
Un po’ di sensi di colpa.
Non siamo entrati a scuola e ieri notte ho avvisato mia madre che non sarei rientrato per pranzo.

Giriamo tutta la mattina in centro per farci un’idea in anticipo sui regali di Natale.
E’ veramente parecchio tempo che non uscivo solo con Maggie. Spensierato e senza problemi per la testa. Cosi credo io.
- Dici che è un po’ presto per comprare i regali?
- In effetti si! Tu devi fare anche il regalo al tuo nuovo ragazzo.
- Chi te l’ ha detto?
- Lo sanno tutti che ti sei messa con il tipo di quel locale!
- Che stronzo che sei! Ci sono uscita un paio di volte e basta. E se proprio vuoi saperlo, non gliel’ ho data!
- Però se e il tipo che penso che sia, è caruccio.
- E bravo ora guardi pure i ragazzi?
Mi scappa da ridere, forse per l’imbarazzo.
- E con Manuel?
- Che cosa vuoi sapere?
- Boh, niente! Comunque se ti sei posto la domanda su una sua presunta omosessualità io potrei risponderti.
- Non m’interessa, non voglio pensarci!
Capisce il mio ennesimo imbarazzo e cambia discorso.
Continuiamo a guardare le vetrine e a entrare nei negozi. Ci siamo fatti le nostre idee. Non compriamo ancora niente.
Mangiamo da Mc Donald’s . uscendo dal locale incontriamo delle compagne di classe di Maggie. Si salutano con il solito bacino sulle guance. Una di loro mi guarda.
- Ciao. Tu sei Luca, ti ricordi di me?
- Ciao...Ehm, sinceramente no.
Ricordo perfettamente, ma non voglio darle soddisfazione. Sa di essere carina e non fa niente per nasconderlo. Pur essendo in un locale chiuso, non osa togliersi dalla faccia il suo ultimo paio di occhiali Roberto Cavalli. Sono dell’ultima collezione. Vorrebbe farmi ridere con i suoi discorsi scemi. Io impassibile e freddo come il ghiaccio, invece, voglio farla rimanere male.
- Tu sei quello gay, vero?
Capisce il mio gioco. Vorrebbe farmi fare una figura di merda. Quindi rispondo:
- Già! Ora che ci penso mi ricordo di te.
- Ah si?
- Si, al mare quest’estate vero?
- Hai visto che non ti scordi facilmente di me?
- Infatti, mi ricordo che ogni volta che uscivi dall’acqua ti dovevi sempre strizzare i cuscinetti del reggiseno imbottito. Che ridere. Era bianco, imitazione Emporio Armani, difficile da scordare. Aggiungerei “veramente brutto”!
Non mi risponde, ma le amiche ridono. La salutiamo e andiamo via piegati in due dalle risate. Sono stato bastardo ma non l’ ho mai retta.
Saliamo sullo scooter e ci dirigiamo qui.




h.21:02

Pomeriggio. Ancora in centro, ma questa volta ci sono anche Claudio e Max.
Ripercorriamo le stesse strade, cercando di fare memoria su quali regali dobbiamo comprare. Maggie cammina davanti a noi tenendo la mano di Max.
Non ho mai pensato a quanto siamo uniti. Con loro mi sento in famiglia. Cazzo sto cambiando, fino a un paio di mesi fa non avrei mai pensato questo genere di cose. Forse sto ritrovando la mia sensibilità.
Ora che ci penso, non scrivo più neanche le stesse cose. Tutto ciò che mi è successo finora è arrivato in un lampo. Non ho avuto neanche il tempo di capire. Ma sono contento.
Ancora nella testa mi suona la frase di quella canzone…e tutto va come deve andare.
Serata tranquilla. Sto bene finalmente. Solo le strade, i negozi, le vetrine, le luci e noi quattro.




Cagliari 21/10/2004
h.19:31

A scuola sento qualcuno nei bagni parlare di un ragazzo gay della sezione E.
Devo abituarmi. Sono io quel ragazzo.
Prendo sette e mezzo in letteratura. Mi sento un genio.
Finite le lezioni saluto tutti molto velocemente e torno a casa correndo. Cazzo fuori si gela. L’inverno sta arrivando e sembra piuttosto pesante.
Nel bel mezzo del pranzo comunico ai miei la bella notizia. Per un voto cosi alto in letteratura, soprattutto col professore che mi ritrovo, mio padre dice che cento euro me li merito. Sono contento, aggiungo benessere a quello che ho già.
Mi chiudo in camera mia e guardo un po’ di TV. Faccio zapping. Niente mi interessa. Guardo il soffitto e penso. A niente, ma penso finche gli occhi non mi si chiudono. Dormo per un paio d’ore.
Mi risveglia la musica altissima in camera di Manuel. Per qualche minuto lo odio con tutto il cuore. Mi alzo e vado a bussare alla sua porta. Entro.
- Ehi, che fine hai fatto?
- Con questa musica mi hai ucciso, stavo dormendo benissimo.
- Scusa, non lo sapevo. Tua madre non mi ha detto niente. E’ uscita senza lasciarmi scritto niente di niente.
- Va beh, lasciamo perdere. Che facevi?
- Cazzeggio. Tu piuttosto cosa mi racconti?
Ci fosse una volta che stia in camera sua vestito. Sempre a petto nudo, ma questa volta con un paio di jeans larghi a vita e cavallo bassissimo. Bello, anzi bellissimo.
- Boh, ultimamente non sto facendo niente di particolare. Tu invece, hai fatto amicizie?
- Si, sto uscendo per locali, ma solo il fine settimana. “Amici amici” ancora non direi, però ci provo.
Non so di cosa parlare, vorrei tirasse fuori qualcosa lui. Mi fissa per qualche secondo, poi esordisce con una proposta.
- Ti và di farci un giro stanotte? Io e te soli. Ho la macchina della mia amica. Lei è tornata a casa sua per tre settimane.
Non ci penso neanche un po’ e rispondo.
- Porto del fumo?
Si mette a ridere e mi dà l’ok. Rimango ancora una mezzora in camera con lui. Parliamo di cazzate e di negozi che vendono felpe e jeans particolari. Prima di tornare in camera prendo il cordless e corro fuori in balcone per chiamare Maggie.
Ho l’occasione che, in fondo in fondo, aspettavo da tanto tempo.




Cagliari 22/10/2004
h.12:05

Oggi è un’altra persona che scrive. Ho raggiunto me stesso in tutti i sensi. Da tre ore e un quarto penso ininterrottamente alla serata che ho passato con Manuel.


Mi bussa alla porta in orario. Gli dico di iniziare a scendere. Cerco la mia pozione magica nel cassetto. Spero che stasera mi dia quello che dentro me ho desiderato da troppo tempo. Me stesso.
Salgo in macchina e questa volta non osservo subito il suo abbigliamento. Io mi sono messo addosso un paio di pantaloni ZU+ con l’elastico alla fine della gamba, una maglietta color panna Diesel, una giacca mai messa Indian Rags particolare e soprattutto d’effetto, scarpe alte tipo anfibio Bomb Boogie color blu. Mi sento figo ma non come lui. Da seduto non capisco quali pantaloni abbia scelto e neanche le scarpe si intravedono.
La giacca l’ ha sistemata nei sedili di dietro. Una giacca in jeans imbottita. La camicia verde militare, aperta di due bottoni. Al collo non porta niente. Il profumo mi arriva alla testa. Mi sorride e mi rivolge la prima domanda della serata.
- Dove si và?
- Non ne ho la più pallida idea. Direi di andare da qualche parte a mangiare.
- Andiamo al CrazyBull? Dai cosi ci facciamo una partita a Bowling!
- Ok, qualsiasi posto mi va bene.
In macchina ascoltiamo musica, un CD con tracce varie. Parliamo e guardiamo i passanti. Anche a lui non sfugge niente e ha da dire su chiunque. Come me ha un po’ di puzza sotto al naso. A Torino era sicuramente un figlio di papà. Bello.
Nella mia testa scorrono immagini di noi due. Voglio farle reali. Ho voglia di un contatto fisico.
Il viaggio è stato brevissimo. Arriviamo. Il centro commerciale è pieno di gente nonostante sia mercoledì. Mi ricordo che di sopra al multisala il mercoledì il prezzo del biglietto è dimezzato.
- Oggi il cinema costa meno.
- Infatti, immaginavo ci fosse qualcosa. E’ pieno quasi quanto la domenica. Quando ero più piccolo a Torino andavo spessissimo al cinema.
- Ultimo film che hai visto?
Parliamo di cinema mentre entriamo al CrazyBull. Ci sediamo. Mi passa il menù e mi sorride.
- Voglio offrire io. Così per una volta tua mamma è più contenta!
- Perché pensi che sputtano troppo i soldi?
- Diciamo di si! Ho capito perfettamente che tipo sei.
Mi piace sentirlo parlare di me. Ci scambiamo i numeri di cellulare…come amici.
Ordiniamo insalate di pollo, hamburger, patatine e birra. Lui prende pure un tiramisù. Io strapieno non finisco neanche il panino.
Per tutto il tempo ci guardiamo negli occhi, ed io voglio sperare in qualcosa.
Chiede il conto e poco dopo paga. Ci dirigiamo al Bowling. Ci forniscono di scarpette e ci indicano la pista. E’ la numero 7.
Passiamo quasi due ore a giocare, a prenderci per il culo e a guardare gente troppo brutta che si impegna seriamente per fare uno stupido strike.
Mi chiede di andare a fare un giro in macchina. Io stanco di stare in mezzo al casino e alle musiche della sala accetto.
- Dove si può andare a fumare tranquilli?
- Con i miei amici andiamo sempre in viale Europa, sopra il monte. Ma non so se vuoi stare ancora in mezzo alla gente. Lassù è pieno di macchine parcheggiate. Fumano tutti e ogni tanto qualcuno suona i bonghi.
- No, stiamo da soli.
- O..ok, allora ti porto in un posto.
Balbetto quella risposta e mi sento un deficiente. La testa entra in confusione. Vorrei fargli quella domanda diretta, ma ho paura di scoprirmi troppo. Ormai ho perso le mie tecniche deduttive, questo è terreno vergine per me. Il posto dove voglio andare è sperduto. Illuminato solo dal faro di Calamosca. Fa paura ma è isolato.
In silenzio per tutto il tragitto io cerco di rollare la prima canna. Difficilmente ma ci riesco. Sono agitato. Ci fermiamo.
- Cazzo è figo qui!
- Lo so ma è da tanto che non vengo.
- Allora si fuma?
Sembra emozionato come un bambino. Mi diverte. Mi fa tenerezza. Mi ispira sesso.
L’ ho conosciuto segretamente dal buco in camera mia. Gli ho parlato tanto di me, ora voglio sapere di più su di lui.
- Mi racconti di te?
- Che vuoi sapere?
Mi guarda con i suoi occhi verdi e luminosi. Riesco a vederli anche al buio.
- Boh, cosa voglio sapere? Stai con qualcuno?
- Cazzo che domanda. E’ un discorso complicato ma cercherò di risponderti.
- Sono stato insieme a tre persone ma ho distrutto tutte e tre le storie. Non so tenere una persona fissa. Pensa che ogni volta ho creduto di essere innamorato e invece…
Lo ascolto. Nel frattempo ci passiamo la canna sfiorandoci le mani.
- E tu?
- Cosa?
- Da quello che ho capito anche tu non sai tenere una storiellina.
- No ti sbagli, se ci tengo veramente si. Guarda con Maggie. Seppure non stiamo più insieme per dei motivi, siamo comunque amici e non facciamo a meno l’uno dell’altra. Non tradisco mai se voglio bene.
L’aria cambia e i nostri discorsi si fanno sempre più pesanti e intimi. Il fumo comincia a dare alla testa. Mi chiede se può poggiare la testa sulle mie gambe. Io non do segno d’imbarazzo.
- Certo, ti senti male?
- No mi va di stare così.
Improvvisamente piomba il silenzio. La situazione è piacevole ed io non voglio rovinarla.
Manuel ha gli occhi chiusi. Un braccio dietro la nuca e l’altro in mezzo alle cosce. Passa mezzora e siamo ancora in quella posizione. Credo si sia addormentato. Nel corpo scorrono migliaia di impulsi. In questo momento non ho la testa e la volontà per fermarli.
Approfitto del fatto che dorme, provo ad infilare la mia mano dentro la camicia aperta. Apro un ulteriore bottone per scivolare meglio. Il petto è liscio e definito. Sento il rialzo dei pettorali. I capezzoli sono piccoli e duri. Scendo in prossimità della pancia. Gli addominali perfetti si alzano e si abbassano secondo il suo respiro. Immagino quel movimento lento, fatto però dalle natiche. L’ombelico tondo mi porta alla mente qualsiasi cavità del corpo. Faccio uscire la mano, la porto alla bocca e inumidisco tre dita. Rientro e le poggio sul capezzolo destro. Disegno col dito dei cerchi, lo strizzo e continuo a disegnare cerchi. Sono eccitatissimo.
Provo a spingermi oltre. Scendo nei pantaloni e faccio entrare la mano per quel poco che riesco. Affondo le dita nei peli pubici. Sento la basa del pene, liscia e grossa.
Mi accorgo che ha il pene duro.
- Perché non mi slacci i pantaloni? E’ più semplice.
La sua frase mi coglie di sorpresa. Non so che fare. Il cuore batte ancora più forte. Alza la testa e si mette fronte a me. Prende la mia con una mano. Si avvicina. Sento il suo respiro. Mi passa la lingua sopra le labbra disegnandone il profilo. Lo disegna sempre di più. Io apro leggermente la bocca. Preme la testa contro se. Le labbra attaccate si muovono intrecciando le nostre lingue.
Scende nel collo. Ho brividi ovunque. Si ferma, mi guarda negli occhi e mi chiede:
- Hai voglia di farlo?
Rispondo d’impulso senza pensare all’imbarazzo.
- Non lo so…E’ la mia prima volta.
- Lo so. Non preoccuparti, pensa solo a rilassarti.
Si toglie la camicia. Mi sfila la maglietta. Mi sento al sicuro. Continua a baciarmi. Mi prende la mano e la porta li.mi fa sbottonare i suoi pantaloni. . scende le mutande il tanto giusto per darmelo in mano. E’ caldissimo. Lo accarezzo e lo stringo. In pochi secondi sono quasi nudo anche io. Mi abbraccia. I nostri cosi si toccano.
Ho libero accesso al suo corpo ma voglio che lui lo abbia del mio.
- Non voglio fare sesso completo. E’ la tua prima volta e non voglio farti correre.
- Ok.
Dalla mia bocca non esce altro se non qualche sospiro soffocato e timido.
Mi avvicino al suo pene, lo bacio e faccio scivolare le labbra umide su e giù in tutta la sua lunghezza. Apro la bocca e faccio quello che aspettavo.
Il sapore non riesco a sentirlo. Stacca la mia bocca da li e mi fa sdraiare a pancia in su sul sedile. Lo prende e lo succhia. Non ho il tempo di capire. Mi piace e vengo. Il corpo è invaso da convulsioni. Il tempo di riprendermi e cerco di farlo venire anch’io. Lo succhio come ho sempre desiderato le mie ex lo succhiassero a me. La sua mano mi accarezza la testa. Viene nella mia bocca. Non avevo mai provato il sapore dello sperma se non il mio. Non mi disgusta. Lo bacio per l’ennesima volta prima di addormentarmi sopra il suo petto. Mi tiene stretto. La mia testa sopra il suo cuore che batte forte. Non diciamo niente. Chiudiamo gli occhi entrambi e ci godiamo il momento più dolce di tutta la serata. In sottofondo Karma Police dei Radiohead.






Cagliari 22/10/2004
h.04:03

Se Dio mi ha fatto così devo accettarmi sotto ogni aspetto.
Dopo la nostra serata non abbiamo parlato. Non mi ha trattato male ma non mi sono sentito custodito come avrei voluto.
- Spero di non averti sconvolto, sei più piccolo di me e non voglio farti del male.
- Nessun problema.
- Sei bellino e mi piaci molto.
- Anche tu. Grazie per la bella serata.
Rimbecillito dalle sue parole, mi faccio cullare dall’ultimo bacio prima di rientrare in camera sua. Ci dormo sopra senza pensarci troppo. Ma non ci riesco.
Devo dormire lo stesso.


Risveglio. Mattinata in casa, lui è in facoltà.


Non si vede neanche nel pomeriggio, avrà pranzato in mensa e poi sarà andato in biblioteca. Esco e gironzolo per la città sul mio scooter.
Probabilmente è un tentativo di ricerca, ma in effetti non saprei neanche cosa dirgli. Torno a casa. Ceno. Riprendo in mano dopo tanto tempo un fumetto. Dragon ballZ.
Non mi diverte più come un tempo.eppure sono passati solo 2 anni da quando compravo fumetti al Villaggio Pinguino. Sto perdendo i miei vecchi interessi? Secondo me li ho già persi.

Nessun rumore dall’altra parte del muro.
Un po’ incazzato, un po’ cretino mi addormento. Uffa.


Il rumore del cellulare mi sveglia. Sono le 03:51. E’ un SMS. E’ di Manuel.
“Sarai già a letto. Sono stravolto dalla stanchezza. Scusa se non ci siamo visti in tutta la giornata... Non è colpa mia. Tra facoltà e colloqui di lavoro non sono potuto neanche rientrare a casa per farmi una doccia. Avrei voluto farla con te. Nessuno in casa. Soli io e te. Va beh…ma capiterà, vedrai! Un bacio. Manuel”

Mi alzo. Scalzo. Guardo attraverso il piccolo buco. La sua nudità mi fa battere il cuore e tremare le gambe. Vorrei andare di là da lui. Ma non voglio farmi vedere troppo coinvolto…


…anche se in realtà è proprio così. Spegne la luce ed io ritorno nel mio letto.




Cagliari 22/10/2004
h.17:00

Non diciamo cazzate. Un bacio ed una mezza scopata non possono sconvolgermi in questo modo. E vederlo parlare con due tipi piuttosto carini, all’ingresso della sua facoltà, non deve provocarmi dentro questo tipo di gelosia. Gelosia gay! Aiuto non so di cosa si tratti. Non so come devo manifestarla. Non so neanche se è giusto manifestarla. Sto diventando jolly, e questo non è un bel segno.
Io cretino cosa faccio? Mi permetto di entrare in camera sua, prima che rientri, e gli lascio un bigliettino:
“Ho fatto la cazzata di passare all’ora della pausa in facoltà..da te! Carini quei due tipi con cui parlavi, uno è sicuramente gay…l’altro non lo so e non mi interessa. Dopo la notte in macchina non sono ancora riuscito a stare con te un minuto. Sono confuso e solo con te posso parlare di questo.”



Ci penso, rientro in camera sua e prendo il biglietto. Lo strappo.
Chiudo la porta di camera mia e apro l’armadio. Mi vesto in tiro ed esco. Vado da Maggie.




h.23:20

Anche Maggie è incazzata per qualcosa. Deve essere il periodo. Non mi interessa. Ho già i miei problemi. Ci facciamo quattro canne, io penso ai cazzi miei e lei ai suoi. Siamo proprio amici…non c’è bisogno di parole.








Cagliari 27/10/03
h.13:00

Rientrato a casa per il pranzo. A mia madre dico che è stata una giornata pesante e che i professori non mi hanno cercato per nessuna interrogazione, ma non ero a scuola e lei non lo deve sapere.
La mattina al contrario dalle idee della mia mammina la passo con lui.
Giriamo per il centro commerciale “Le Vele”, non guardo le vetrine un secondo. Gli chiedo cosa ha fatto in questi giorni e mi faccio scappare un “mi sei mancato”, mi sorride e dice che se non fossimo in mezzo alla gente mi abbraccerebbe forte. Con queste parole mi passa tutto l’incazzo che ho accumulato nei giorni della sua assenza.
Mi chiede se stanotte ho voglia di dormire di nascosto in camera sua. Gli rispondo di si. Entriamo nel negozio d’arredamento, mi spiega che ha un marchio gay. Non capisco molto ma lo ascolto interessato.
- Ti piacciono le candele?
- Non ne ho mai comprato, mi sono sempre sembrate delle cose da donne.
- E’ vero che tu credevi di essere un uomo!
Se non fossi così preso da lui penso che, per un’affermazione così mi sarei offeso. Rido. Lui con me.
- Guarda questa, ti piace?
- Si, mi piacciono tutte le cose che hanno a che fare con il Giappone.
- Te la regalo, sarà la tua prima candela.
Lo guardo. E’ semplice. Bianca con una medaglia e degli ideogrammi. Dentro mi sento felice. Non voglio far intuire niente. Gli dico solo grazie e gli sorrido.
- Sei piccolo, ma se dovessi frequentare l’ambiente avresti schiere di ragazzi dietro. Sei davvero carino. Forse addirittura bello.
Il mio viso di color fucsia. Ride e mi accarezza la guancia. Io bello? Per me tu sei splendido Manuel.
Divento proprio un coglione jolly quando sto con lui.




Cagliari 28/10/04
h.01:37

Dovevamo dormire insieme.
Ora sono proprio incazzato. mi ha preso per il culo. In camera sua non c’è. Sono entrato. Ho aspettato al buio. Chi cazzo crede di essere? E come minimo è con qualcuno della sua età che scopa, scopa e scopa.
Stronzo, pezzo di merda, rotto in culo. Non mi prenderà mai seriamente, ha detto che sono un ragazzino. Ok, ora vedrà come il ragazzino si trasforma in un bel maschietto. Mi sbaverà dietro ed io non ci sarò più!



Cerco di dormire, ma sarebbe difficile per chiunque in una situazione così.
Sento il rumore delle sue chiavi. Non posso fare scenate a quest’ora. Non posso proprio fare delle scenate. Non è il mio ragazzo ed io non sono il suo. Soprattutto.




Cagliari 01/11/2003
h.14:00

Notte di Halloween.
Qui a Cagliari, fino ad un anno fa non si festeggiava. Oddio, anche tutt’ora non si festeggia come fanno in America però, nei locali cominciano ad esserci le serate a tema.
Solito giro di telefonate. Decidiamo di andare allo Spazio Newton, ma con nessuna certezza di trovare altri in costume come noi. A noi frega un cazzo. Vogliamo mascherarci comunque.
Appuntamento alle 23:15 in viale Europa. Io scelgo di mascherarmi da mimo. Cerone bianco in viso. Trucco da Arancia Meccanica e rossetto tipo geisha rosso. Capelli super laccati con tanto di brillantini argentati. Camicia bianca Dolce&Gabbana semiaperta. Papillon legato al collo e bretelle, entrambi rigorosamente neri. Pantaloni a vita e cavallo basso Richmond. Scarpe bellissime, Gucci nere. Profumo CK one.
Sono a perfetto agio col personaggio.
Niente fumo per la notte, solo Maria.
Incrocio per pochi secondi Manuel nel corridoio. Stenta a riconoscermi. Lo guardo velocemente negli occhi. È la prima volta che siamo fronte uno all’ altro dopo quella notte.
- Dove vai vestito così?
- E’ Halloween. Stanotte ci si sballa più del solito.
- Stai attento a non esagerare.
Lo guardo e mi dirigo alla porta.
- Fatti i cazzi tuoi.
Chiudo la porta senza sentire risposta.
Viale Europa è strapiena di gente. Ci siamo tutti. Quattro macchine per venti persone. Io e i miei amici siamo in tutto dieci, tutti gli altri conoscenti.
Claudio ci parla di una serata in una villa a Torre delle Stelle. Li è obbligatorio mascherarsi. È un po’ distante per noi ma trasgrediamo volentieri. Prima di partire ci facciamo qualche tiro. Nessun effetto perché si e no dalla prima canna fumiamo in dodici.
Nella mia macchina salgono Claudio, Max , Giulia e Maggie. Maggie mette su un cd di Britney Spears. IN THE ZONE. Spara Toxic e Me Against The Music a palla.
Nei sedili di dietro si beve birra a volontà.
Maggie si è vestita da strega. Figa dalla testa ai piedi.
- Ti vedo strano stasera.
- Voglio divertirmi, che c’è di male?
- Niente, volevo solo capire se sei in positivo o in negativo.
- Diciamo in negativo ma tendente al positivo. Mascherato.
- Ok. Ho capito alla perfezione. Vedrai che qualsiasi cosa sia, stanotte non ci penserai un solo secondo.
Mi prende la mano sul cambio e riprende a cantare. Ci capiamo al volo, noi due.
Arriviamo alla villa. Musica altissima e ombre nei vetri di gente che balla. In giardino un casino. Tavolini ribaltati e gente che scopa nel prato.
Scendono tutti dalla macchina sballatissimi. Solo in quattro ancora lucidi. I quattro sfigati costretti a guidare.
All’ingresso non ci chiedono neanche i nomi. Non è tardi ma sembrano gia tutti fatti.

Maggie mi prende la mano e mi porta a ballare. Vedo le labbra di Maggie muoversi ma non sento niente. House house house house house house e ancora house. Maggie ci passiamo da bere in continuazione.
Inizio a non capirci più niente. Per me inizia la festa. Sento i culi di chi sta dietro me muoversi sul mio. Sconosciuti ci passano da bere in continuazione.
Io e Maggie siamo fatti come non mai. Due ragazzi sia avvicinano a noi e cominciano a ballare con noi.
Maggie fa la stronza con loro. Mi guarda e ride. Mi tira verso se e in quattro iniziamo a strusciarci. Uno dei due mi guarda fisso negli occhi. Ride e balla. Ha gli occhi azzurri e i capelli col crestino neri. È mascherato da vampiro ma senza i canini aguzzi. Porta una camicia smanicata nera e dei jeans slavatissimi e larghi. Cintura con borchie e scarpe in pelle nera. Il profumo non lo riconosco. Sento che è uno dei tanti Hugo Boss ma non capisco quale. Balliamo sempre più attaccati. Sempre di più. Ci baciamo senza sapere niente di noi.
House e lingua. Mani ed alcool. Eccitazione.
Maggie sparita con l’altro tipo. Io non voglio essere da meno.
- Usciamo?
- Certo.
Andiamo in giardino. Cerchiamo di appartarci nel retro della villa. Sembra non esserci nessuno. Tutti appartati benissimo direi.
- Io sono Luca.
- Piacere Cesare.
- Sei di queste parti?
- Si ma riparto dopodomani. Vivo a Bologna.
- Studi li?
- Si sono al secondo anno del DAMS. Studio Cinema.
- Quindi hai 21 anni?
- Esatto.
Non mi chiede neanche quanti anni ho io. Riprende a baciarmi. Non mi tiro indietro.
Sento la sua bocca nel collo. Brividi ovunque. Slaccio la sua camicia e lui la mia. Rimaniamo a petto nudo. Con tutto l’alcol che abbiamo in corpo non sentiamo il freddo di Novembre. Mi bacia sul petto. Gli accarezzo i capelli.
- Ho voglia di fare l’amore con te Luca.
- Anche io.
- Prendo il preservativo.
Tira fuori dalla tasca un preservativo. Mi slaccia i pantaloni. Scende il mio boxer. Mi metto il preservativo. Gli tolgo i jeans. Scopiamo.


- Avevo proprio bisogno di questo.
- A chi lo dici. Cesare quando torni qui a Cagliari?
- Quest’estate credo.
- Capito.
- Ma abbiamo ancora tutta la notte.


Frega niente di lui. Voglio solo fare il carino.




Cagliari 03/11/2003
h.10:03

Oggi non si entra a scuola. Ponte. Assemblea d’istituto.
Maggie ha dormito qui da me per via di una discussione con la madre. Non vuole che la figlia vada qualche giorno a stare col padre. Brutta situazione in famiglia. Straricchi ma con straproblemi.


Parliamo tutta la notte. Lei in lacrime. Lacrime di rabbia. Io la consolo come posso. Stiamo in silenzio come piace a noi. Vorrei fare di più. Mi chiede di fumare. Non ne ho nel cassetto.
Mi vesto. Prendo lo scooter e andiamo dal pusher al fortino. Quindici euro bastano e avanzano.
Prima di tornare a casa mi chiede di girare a vuoto in scooter per la città. Mi stringe forte da dietro. Solitamente non si tiene mai. Stanotte è diverso.
Cagliari è bellissima. Qualcuno passeggia per le vie del centro, pur essendo chiusi i negozi.
- Con Manuel come va?
- Perché questa domanda improvvisa?
- Me lo fai conoscere oggi?
- Vorrei.
- Che problemi ci sono?
- Lo sto evitando.
- Allora hai bisogno di me per riavvicinarti a lui.
La prendo in parola. Andiamo da Manuel.

Ci apre la porta di camera sua. È tardi. In casa i miei dormono. Silenzio. Bussiamo. Apre. Vorrei abbracciarlo.
Sarei un cretino se lo facessi.
- Che vi è successo?
- Possiamo stare un po’ con te?
- Lei è Maggie.
- Capisco. Entrate.
La stanza è illuminata solo da lampade rosse e color arancio etnico. Profumo d’ incenso nell’aria. Intuisco che ha iniziato ad arredarsela come piace a lui.
Indossa il suo solito pantalone largo per casa. Boxer elasticizzati CK. Smanicata Verde. Scalzo.
Maggie lo guarda con adorazione.
- Sei stupendo lo sai?
- Ti sei fumata qualcosa?
- Lascia perdere. È triste.
Svio il discorso e Maggie sorride.
Gli spieghiamo la situazione. Maggie dice di aver bisogno di un parere da uno più grande. Io mi sento un po’ messo da parte ma, osservando bene la situazione mi accorgo di quanto è facile aprirsi con Manuel. Lei gli parla dei suoi problemi più intimi e lui risponde come se sapesse tutto di lei.
La camera si tinge di colori sempre più caldi. Loro parlano. Ridono e parlano ancora. Io osservo la camera. Mi manca quella notte che avrei dovuto passare con lui su quel letto. H appeso dei poster al muro. Sono poster di organismi marini. Schede di pesci e piante. Sopra il comodino di fianco al letto ci sono due cornici per foto. In una lui al mare con un amica. Sotto c’è scritto Mykonos ‘03. Chissà chi è la ragazza e chi l’ha scattata. L’altra cornice è vuota. Nessuna fotografia. Sto in silenzio e la guardo attentamente. Fantastico un po’.
- Se non ci fosse lui mi sentirei persa.
- Già. Luca è un grande.
Li guardo. Ci metto qualche secondo prima di capire che parlano di me.
- Se lo dite voi.
Ridiamo un po’.
- Beh ragazzi, che volete fare?
- Luca ha comprato del fumo. Possiamo in camera tua?
- Tranquilli. Qui canna libera.
La gira lui. Fumiamo e continuiamo a parlare. Maggie gli parla di Halloween. Gli dice della gente, dell’alcool, del fumo, della musica e della villa a Torre delle Stelle.
- Poi devi sapere che Luca si è divertito parecchio con un tipo.
Rotta l’armonia. Manuel mi guarda con un sorriso forzato. Io imbarazzato non dico una parola.
- Ora io e Luca però andiamo a letto. Mi ha fatto davvero piacere parlare con te Manuel.
- Anche a me ha fatto piacere conoscerti.
Ci accompagna alla porta di camera mia.
- Buonanotte Manuel.
- Buonanotte Maggie.
Lei entra in camera. Io ancora sulla porta.
- Allora che cosa hai fatto ad Halloween?
- Te lo dico un’altra volta, ora ho sonno. Notte Manuel.
Chiudo la porta e lo lascio li fuori. Dentro sento una piacevole sensazione di soddisfazione.
- Mi abbracci mentre dormo?
- Certo Maggie.
- Non mi dici neanche grazie per quello che gli ho detto?
- He he he.
Ridiamo in silenzio.




Cagliari 05/11/04
h.16:00

Fra tre giorni ho quattro interrogazioni. Studio come un dannato. Non posso prendere voti scarsi. Ho bisogno di superare l’anno. Ho bisogno di soldi dai miei genitori. Quale migliore occasione.
Manuel in questi giorni non rimbomba nella mia testa. Non deve.


Studio Trigonometria, Storia, Tecnologia e Letteratura. Alterno tutto, compresa la musica che ascolto. Elisa.





Cagliari 06/11/2003
h.16:16

Odio queste materie. Odio quest’istituto. Ancora due giorni e sarà finita. Almeno per un po’ potrò grattarmi.







Cagliari 07/11/2003
h.23:00

Domani è il giorno fatidico. Mai avute quattro interrogazioni in un giorno solo.
Mi sento preparato quasi in tutto. Poco in storia.




Cagliari 08/11/2003
h.18:00

Sette in trigonometria, sette meno in tecnologia e in letteratura e sei in storia. Meglio di così non so…
Duecento euro in tasca. Che ci faccio? Metto nel cassetto il mio guadagno e vado a casa di Maggie.

Maggie vive in una bellissima casa davanti alla spiaggia del Poetto. È completamente fatta in mattoni, credo in cotto. Il secondo piano è con vetrate offuscate. Da fuori la notte puoi scorgere le sagome sua e di sua madre muoversi nelle stanze e nei corridoi. Qualche sera, riaccompagnandola è capitato di vedere anche la sagoma del nuovo compagno della signora. Ogni volta capita questo aspettiamo, parcheggio lo scooter qualche metro oltre il cancello e ci fumiamo una sigaretta dietro un cespuglio all’interno del cortile. Sempre lo stesso. Poggiamo le nostre schiene negli stessi punti. Quel cespuglio non ha più forma tondeggiante come una volta.

Suono il campanello. Apre la madre, vestita Gucci dalla testa ai piedi. Deve uscire.
- Maggie è in camera ed io sto uscendo.
- Grazie signora.
Mi inonda di Coco Chanel. Soffocante.
Le pareti nelle scale sono ricoperte di quadri indiani. Fantasie ricreate con le foglie. Colori caldi miscelati col viola. Maggie mi aspetta in camera. Britney canta “Sometimes I Run... Sometimes I Hide... sometimes I scared of you...” Lei in jeans larghi e felpina Franklin & Marshall aderente e a pancia fuori. Le pareti rosa tappezzate di poster di stampe di Britney Spears, Avril Lavigne e Carmen Consoli. Nell’aria profumo della crema per il corpo allo zucchero a velo di Aquolina.
Mi chiede come sono andate le interrogazioni. Le dico tutto bene.
- Duecento euro.
- Cazzo. Beato te. A mia madre frega una sega dei voti che prendo. Aspetta solo la promozione. Mi tocca prenderle i soldi dal portafogli quando sta al telefono. Le sono grata solo di non rompermi le palle quando se ne accorge.
- Eh eh eh. Non le mancano di certo il conto in banca.
- Almeno quello è ok. Le manca un vero marito. Se solo sapesse tenersene uno.
Cadiamo un po’ sul troppo serio. Dopo la serata a casa mia preferiamo tutti e due non toccare più l’argomento “mamma di Maggie”.
- Che ne fai adesso di quei soldini?
- Non saprei. Tu cosa mi consigli?
- Io un idea l’avrei. Leggi questo.
Mi mostra un opuscolo arrivato per posta alla madre. Voli aerei a partire da nove euro e novanta. Destinazioni Roma, Milano e Londra.
- Oggi è sabato e domani domenica.
- Maggie parla chiaro. Non ci capisco niente.
- Ma è semplice. Fatti un week-end d’amore e di passione col tuo uomo.
- Ma smettila. E poi non parlarne così facilmente. Sembra che sia gay da una vita.
- E perché? Non è così? Solo che non lo sapevi.
- Che stronza.
- Facciamo così, andiamo a casa tua ti prendi i soldini e andiamo nell’agenzia dell’amica di mia madre. Fatti i biglietti e messo davanti al fatto compiuto Manuel non potrà dirti di no. Ti togli anche il problema di chiedergli se vuole andare. Più facile di così non si può.
- Come la fai facile tu.
- No sei tu. Da quando sei gay stai diventando jolly. Svegliati e divertiti. Prima non ci pensavi un secondo prima di fare qualche cazzata, ora seghe mentali a non finire.
Del resto sono sempre la stessa persona di qualche mese fa.
- Grazie Maggie.
Passiamo a casa mia a prendere i soldi. In agenzia ci trattano benissimo. L’amica della madre di Maggie è simpaticissima. Capisce che di questo viaggio non deve fare parola con nessuno e in pochi minuti mi prenota il volo e l’albergo. Destinazione Roma.
Maggie mi fa fermare davanti ad un Sexy Shop vicino all’agenzia. Entra solo lei ed esce dopo neanche due minuti.
- Ti ho rubato una cosa.
- Che cosa?
- Non te lo dico. Te la metto dentro lo zainetto e la guardi a casa.
- Sei tutta scema.
- Lo so. Sono o non sono la tua migliore amica?
- Chi l’ha mai messo in dubbio?
- Bravooooooo.
Solo in camera mia preparo la valigia. Mi ricordo del regalo di Maggie. Infilo la mano dentro lo zainetto e lo tiro fuori. Un flaconcino in plastica nero. C’è scritto Eros Veneziani. Cazzo è un lubrificante.




h.19:00

Invio un SMS a Manuel.
“ Posso venire un secondo in camera tua?” Risponde poco dopo.
“Certo” Molto sintetico. Non importa.
Busso ed entro. Lui in boxer neri rigorosamente CK. Petto nudo. Scalzo. In camera un gran caldo e luci soffuse color arancio. Cazzeggiava col cellulare sdraiato sul letto
- Come va?
- Bene. Senti non ho molto tempo.
- Dimmi tutto.
- Ho due biglietti per Roma. Dovevo andare con Claudio ma all’ultimo non può. Non so con chi andare. I genitori dei miei amici non li mandano tanto facilmente. Rischio di non partire neanche io. Ti va di venire con me? Torniamo domani notte con l’ultimo volo. Ho albergo e tutto. È gia tutto pagato.
- Mi stai offrendo un week-end a Roma?
- Già.
- Io e te?
- Esatto.
- Come potrei rifiutare.
- È un si?
- Certo. Quando partiamo?
- Precisamente tra due ore scarse.
- Cazzo. Dammi 15 minuti e sono pronto. Metto due cose in valigia e via.
- Ok. Allora a dopo
È fatta. Biglietto sul tavolo della cucina per i miei.

“Ceno da Max e andiamo a ballare. Dormo da Maggie. Torno domani notte sul tardi. Non preoccupatevi. Bacio. Luca.”




Cagliari 10/11/2003
h. 00:00

Due giorni. Io e lui.

Impiega davvero poco a preparare la valigia. Credo per l’abitudine a viaggiare. Fantastico un pochino e penso ad un particolare, “a Roma armadio in comune”.
In macchina suonano i The Cranberries. Metto a ripetizione Twenty One.
- Una volta arrivati cosa dovevi fare con Claudio?
Imbarazzo. Il cervello non risponde. Dico la verità.
- Non avevamo deciso niente.
- Allora ti guido io. Non conosco Roma alla perfezione ma credo di poterti guidare. Le mete le stabilisco io. Ok?
- Perfetto.
Inversione di ruoli. Arrivati all’aeroporto di Elmas, mettiamo la macchina nei parcheggi superiori a pagamento. Corridoio sopraelevato in vetro. Nonostante l’ora insolita per partire, dentro frenesia allo stato puro. Abbracci, saluti , corse dell’ultimo minuto all’edicola e corse di qualche ritardatario. Io un po’ disorientato, lui tranquillissimo. Solite formalità. Carte d’identità in vista.
Pronti finalmente sul volo Alitalia delle 21:30 diretto a Roma. Stuzzichini tristissimi per allietare il viaggio. Osserviamo la gente che vola con noi. Facciamo i nostri commenti. Prendiamo in giro l’hostess e i gesti che fa mentre spiega le direzioni d’uscita e quella roba li. Ridiamo.
Decolliamo. Le luci di Cagliari si allontanano sempre più. Il cielo si colora di nero intenso. Siamo soli. Lontani da tutti. Sono solo due giorni ma desidero durino una vita.
Manuel legge e commenta il depliant ed i disegni di salvataggio fatti in 3D .
- Cazzo. Ogni volta che li vedo mi prende un leggero panico. A te no, Luca?
- Non ci ho mai pensato. Credo di No.
In effetti un po’ si ma, se chi è con me ha paura mi passa. Quaranta minuti circa di volo. Atterriamo. Treno per Roma Termini. Taxi per l’albergo. Consegna chiavi alla Reception. Ingresso in camera. È una matrimoniale. Arredata color rosso e pareti arancio. Le lampade color giallo ocra e le tende Rosse. Fuori dalla finestra alcuni ragazzi romani mangiano fuori da una crèperia.
- Non mi avevi detto che si trattava di una matrimoniale.
- Non è colpa mia, ha prenotato tutto quanto Claudio.
- Ma non lo dico perché un problema. Figurati.
Mi stupisce. Posa la sua valigia. Sistema la mia. Mi guarda con quei suoi occhi chiari. Mi abbraccia. Anche io.
- Ho desiderato passare del tempo con te.
- Dimmi la verità Luca, mi stavi evitando?
- No perché?
- La notte di Halloween sei uscito e non mi hai detto granché. E soprattutto, non mi hai detto granché di quello che hai fatto.
- Non ho fatto niente, te lo assicuro. Ho solo ballato con un tipo.
- Ok .
- Non ti darà fastidio?
- Tranquillo. Puoi fare quello che vuoi. Non sono geloso. Nessuno dei due deve essere geloso dell’altro.
È un discorso che un po’ mi turba. Ma lui è più grande, ha più esperienza. Forse è meglio per tutti e due che la cosa funzioni così.
- Andiamo a farci una doccia prima di uscire?
- Si. Hai già deciso dove portarmi?
Mi solleva da terra.
- Stanotte ti faccio scoprire quanto è magica Roma.
Doccia.
Lo seguo in bagno. Solo un asciugamano e niente più addosso. Io mi spoglio più lentamente. Prendo tempo. Un po’ di imbarazzo. Non posso fare a meno di osservarlo in tutto il suo splendore. Lui apre l’acqua. Addominali perfetti. Il telo bianco da bagno lo avvolge perfettamente dalla vita in giu. Scorgo la peluria poco prima del pube. Guardo per qualche secondo il rigonfiamento dall’asciugamano. Lo conosco già, ma non così bene da non doverlo immaginare. Dalla forma cerco di ricostruirne ogni dettaglio. La sua lunghezza, le rotondità, le sue linee. Desiderio. Scendo più giù. I polpacci e la loro peluria bionda. Muscoli in tensione mentre fa forza su di essi per sollevarsi leggermente dal pavimento e sistemare la doccia. E poi i piedi, quei fantastici piedi. Scalzo lo desidero ancora di più.
- La smetti di fissarmi?
Mi sveglio da quel sogno che ho davanti agli occhi.
- Eh eh eh, scusa…Non me ne sono reso conto?
- Avevi una faccia così assorta. Colpa mia?
- Ma figurati.
- Dai allora! Che aspetti, spogliati.
- Ok scusa.
Prima doccia insieme. Entrambi nudi, l’uno fronte all’altro.
L’acqua calda ci scivola addosso. Non posso fare a meno di eccitarmi. Lui rilassato ma complice. Passa la mano sul mio corpo. Mi bacia il collo. Non capisco più niente. L’adrenalina scorre in ogni mia vena.
- Perché tremi?
- Non lo so.
- Non avere paura di me. Voglio solo farti godere.
- Anche io, ma non credo di esserne ancora capace.
- Fai tutto quello che ti senti. Mi basta averti tutto per me.
- Mi fai battere il cuore.
- Lo so, è inevitabile.
Sembriamo in perfetta sintonia, come se ci conoscessimo da una vita. Mi bacia. Lo bacio. Sento i brividi. Li sente pure lui. Lecca i miei capezzoli. Io i suoi. Scende sul mio pene. Tiene le mie natiche con le mani. Le stringe e le spinge. Vuole che entri dentro la sua bocca. L’acqua continua a scenderci addosso. Voglio sentirlo mio.
- Manuel, voglio che tu sia il primo.
- “Devo” essere il primo. Godrai come non hai mai goduto in vita tua.
- Posso prendere una cosa che ho in valigia?
- I preservativi li ho poggiati sopra il lavandino.
- Non si tratta di quelli. Un’altra cosa.
- Ok.
Esco nudo e bagnato dal bagno. Lo lascio qualche secondo solo sotto il getto della doccia. Bagno tutta la stanza con gocce d’acqua grondanti dal mio corpo. Prendo di corsa il lubrificante dalla valigia.
- Non mi prenderai per malato?
Glielo mostro.
- Accidenti come sei previdente. Non ti fai mancare proprio nulla.
- È un regalo di Maggie.
- Direi che è più esperta di te.
Mi guarda con quei suoi occhi glaciali. Mi abbraccia. Sento le sue mani ovunque. Mi sento davvero desiderato. Si bagna la mano col lubrificante e se la passa sopra il pene. Qualche movimento per renderlo completamente scivoloso. Chiede di girarmi.
- Non farmi male.
- Non preoccuparti. Non sei il primo.
Ha più esperienza di me e solitamente quella frase ero abituato a sentirla e non a dirla.
Non riesco a provare piacere. Sento solo dolore. Lo trattengo. Voglio che usi il mio corpo come ha sempre fatto con tutti gli altri. Voglio sentirmi usato. Voglio essere la fonte del suo piacere. Sento i suoi colpi farsi sempre più forti. Forti come il dolore che provo. Gode dentro me. Fingo piacere.
- Ti ha fatto male , vero?
- Niente affatto.
- È stato bello.
Concludiamo la doccia. Ci asciughiamo. Gli chiedo di lasciarmi qualche minuto in bagno da solo. Mi siedo in gabinetto. Sento tirarmi la pelle. Soffro nuovamente in silenzio. In fondo dentro di me sono felice. Ora sono ciò che da sempre dovevo essere. Esco dal bagno e lo trovo gia vestito. Deve solo asciugarsi i capelli, lavarsi i denti e profumarsi come di suo. Vado a vestirmi.
- Ti senti bene, Luca?
- Si, perché?
- Non hai detto una parola.
- Sono felice.
Infilo i jeans, una camicia smanicata Simbols nera e una felpina Guru, delle calze corte Nike, scarpe comode Diesel.
- Luca, ti manca molto?
- No, mi lavo i denti e sono pronto.
Giubbotto e sorriso a millecinquecentosettantatre denti. Pronti per Roma.
Prendiamo la metro da Termini. Metro B. Scendiamo al Colosseo Camminiamo parecchio. A mano presa. Sono felicissimo. Fori Romani. Altare della Patria. Piazza Venezia. Via del Corso. Incrociamo un ragazzo della casa del Grande Fratello, e alcuni dei ragazzi di Amici di Maria de Filippi. Mi spiega che a Roma incontrare volti della televisione è all’ordine del giorno. Io non ne riconosco neanche uno. Ho sempre guardato poco la Tv. Entriamo in via Condotti e resto ipnotizzato dalle vetrine e dalle Griffe. Folgorato invece dai prezzi allucinanti. Rifletto sul fatto che se ci sono prezzi così ci sarà anche gente disposta a spendere. Mi sento piccolo piccolo in confronto. Ecco poi di fronte a me Piazza di Spagna. Roma è stupenda ma non riesco a viverla intensamente come dovrei. Sono con lui ed un’altra città avrebbe valso lo stesso. Non era importante dove quanto con chi. Mangiamo da Mc. Big Tasty Menù per entrambi, CocaCola e Thè alla pesca. Torta di mele solo per me.
Fontana di Trevi. È notte ormai ma la gente non sembra accorgersene. Turisti più che nelle altre strade. Macchine fotografiche e Flash dappertutto.
- Sai già della monetina da lanciare nella fontana?
- Certo. Sono piccolo ma non cretino.
- Ok ok.
Ridiamo. Ci facciamo spazio tra i turisti e ci sediamo sul bordo della fontana. Prendo dalla tasca una monetina da venti centesimi. Osservo per qualche secondo il cielo, le luci gialle dei lampioni, i turisti e Manuel. Chiudo gli occhi e la lancio alle mie spalle. Esprimo un desiderio.
“ Non separarmi mai dalla felicità”
- Ma non dirmi che hai espresso un desiderio?
- Certo, perché?
- E meno male che non sei cretino. Eh eh eh.
- Scusa, ma perché?
- Devi buttare la monetina perché vuoi tornare a Roma, non per il desiderio.
Rido. Ridiamo ancora insieme.
- Dimmi che desiderio hai espresso, tanto non vale.
- Non dire cazzate, non lo dico. E poi che ne sai magari il mio si avvera.
- Certo certo.
Camminiamo ancora per la città. Più volte si ferma per baciarmi.
- Ed ora andiamo a ballare. Questa volta offro io.
- Dove mi porti?
- In una discoteca Gay. Però ci arriviamo in Taxi.
Un giro in macchina per la città. Arriviamo dopo una ventina di minuti. Il posto non lo conosco e non faccio domande per non sembrare provinciale. Dentro non si capisce niente. Mi piace. Andiamo subito al bancone per prendere da bere. Pina Colada per me e Gin Lemon per lui. La maggior parte dei ragazzi lo guardano con fame negli occhi. Io per niente geloso. Fiero di essere al suo fianco. Guardano anche me. Si avvicinano in tre. Due carini e vestiti impeccabili. Griffe dalla camicia alle scarpe. Il terzo una checca con tanto di basco con gli strass e le perline.
- Che bevete?
Manuel non sembra per niente a disagio. Io si.
- Una cosa. Io sono Manuel e lui è Luca.
- Non siete Romani dall’accento.
- Io torinese e lui cagliaritano.
Il dialogo è tra loro. Io mi limito ad osservare e a sorridere. Un cretino. Si presentano anche loro. Flavio, Alberto e Gianni (la checca).
- E te di dove sei Flavio?
- Londinese ma studio qui da cinque anni.
- Interessante.
Il loro discorso prende volume ed io mi ritrovo a parlare di musica con gli altri due. Seppure ci provino non percepisco i messaggi che mi lanciano. Sono simpatici. Fumiamo insieme. Andiamo tutti a ballare. Perdo di vista Manuel. Non importa, sono bevuto e fumato. Voglio divertirmi.
- Quando ripartite?
- Domani con l’ultimo volo.
- Prima di andare via ricordami che ci scambiamo i numeri, così la prossima volta che venite ci sentiamo e usciamo insieme.
Rimbomba Hollywood di Madonna. Proprio una discoteca per froci. Il mio habitat.
- Beh ti stai divertendo?
Manuel riappare davanti ai mie occhi.
- Certo. Che fine hai fatto?
- Ero di la con Flavio. Mi ha fatto provare due tiri di coca.
- Cocaina?
- Si, ma non è roba per te. Lascia stare.
- E com’è?
- Piacevole.
Lo bacio. Il suo bacio è forte e deciso. Balliamo fino alla fine. Insistono per darci un passaggio in albergo. Prima però, mangiamo un cornetto in una corsetteria di strada. In macchina siamo tutti chiassosi. Tutti tranne Manuel. Ultime note prima di darci la buonanotte e l’arrivederci. Fiori d’arancio di Carmen Consoli. È quasi l’alba. Ci buttiamo nudi sul letto. Mi avvinghio a lui.
- Buonanotte Manuel.
- Notte.
Cadiamo entrambi in un sonno profondo.

Ora di pranzo. Riconosco lo scorrere dell’acqua in bagno. Qualche secondo per capire dove mi trovo. Mi alzo. Nudo vado in bagno.
- Finalmente sveglio, eh?
- È tardi, vero?
- Perché abbiamo appuntamenti?
Accenno un sorriso. Sono troppo rincoglionito. Ancora poco attivo. Lo osservo. Porta un boxer stretto bianco Primo Emporio. Petto nudo. Scalzo. Si lava i denti. Sexy.
Faccio pipì. Mi bacia una natica.
- Cazzo, lo sai che hai davvero un bel culetto?
- Tutto sport.
- Bel culo davvero.
- Grazie
Soliti complimenti.
- Fino alle tre del pomeriggio è aperto Porta Portese.
- Il mercato?
- Già. Ti va?
- Sissì.
Mi faccio la doccia. Questa volta da solo. Lui intanto si prepara. Mi asciugo, mi vesto e usciamo. Prendiamo i mezzi. Scendiamo a Trastevere. Roma è un casino, non ci capisco niente. Seguo lui e basta. Cazzo quanta gente. Da morire. Mi dice di stare attento alla borsa. Degli uomini napoletani cercano di imbrogliare la maggior parte di persona con giochi di carte e abilità. Tentano anche me, ma Manuel mi trascina via. Dire che non riesco a vedere una bancarella è poco. Casino casino casino. Mangiamo del Kebab. L’aspetto mi fa schifo ma il sapore è ottimo. Gli cerco la mano per camminare insieme. La tiene per poco, poi la tira via.
- Qui in mezzo è difficile camminare uno fianco all’altro.
- Hai ragione.
Io avrei fatto lo sforzo. La giornata vola come niente. Ci rimane solo il tempo di tornare in albergo e preparare i bagagli. Restiamo vestiti come la mattina. Quest’ultima parte di giornata non mi lascia nessun ricordo dentro. Ore diciannove. Treno per Fiumicino. Volo per Elmas. Molto silenzio. Penso alla stanchezza. Il sabato notte di solito rincoglionisce anche a Cagliari. Musica per rallegrare l’atmosfera.
- Stanchino?
- Io molto, ho ancora i postumi di sabato. Tu Manuel?
- Stessa cosa. Sarà perché ho sniffato. Sarà perché quel Flavio mi ha spaccato la testa per convincermi a farmi fare una pompa e diciamo che ancora un po’ ci sto pensando?
Palle in terra. Cuore a pezzi. Preso per culo dalla testa ai piedi.
- Cosa?
- Una cazzata. Ho fatto una cazzata lo so ma non so perché ci penso tutto il giorno.
- Hai passato solo due giorni con me e in meno di un secondo sei riuscito a rovinare tutto.
- Tutto cosa?
Poggia la sua mano sulla mia. Non riesco a respingerla. Resto senza parole. Poche ne abbiamo dette durante il rientro, nessuna di queste andava detta. Non capisco se ho voglia di piangere o di spaccargli la faccia. Credo tutte e due.
- Niente non preoccuparti, a volte dimentico di avere solo diciotto anni. Scendi, siamo arrivati.
- Ma che ti prende? Qualcosa non va?
Non riesco più a dire niente. Mi guarda negli occhi ma capisco che non è in grado di capire.
- Sono stanchissimo. Ho proprio bisogno di dormire. Spero solo di non incrociare mia madre nell’andito.
- No. Credo non ci sia nessuno. Le luci sono spente. I tuoi saranno andati sicuramente al Warner Village.
- Lo spero.
Ci salutiamo sulle porte. Lui entra nella sua ed io nella mia. Mi spoglio in un secondo. Guardo dal buco Manuel. Controllo che fa. Seduto sul letto e ancora vestito manda messaggi a qualcuno. Flavio.
Dieci pagine del mio caro diario dedicate a questi due giorni del cazzo. Ho bei ricordi senz’altro ma qualcuno vorrei cancellarlo. “ Non separarmi mai dalla felicità”. Queste le ultime parole che mi vengono in mente.




Cagliari 11/11/2003
h. 23:59

Lunga Telefonata con Maggie. Gli parlo di tutto. Palle in terra anche da parte sua.
- Luca lascia perdere, è inutile ci abbiamo provato in tanti modi. Si vede che non è cosa.
- Lo so. Vorrei parlarci ma ora è in facoltà. Non so quando tornerà.
- Lascia pedereeeeeee. Se ti vuole ti cercherà. Non farti vedere troppo attaccato, abbiamo capito entrambi che non è il tipo. Hai fatto anche troppo da quando mi hai detto che sei gay. Lascia passare del tempo. Continua a divertirti come sapevi fare tu. Vedrai che il momento giusto verrà. Intanto, te l’ho già detto, divertiti e basta.
- Ok. Stasera che si fa?
- Boh, intanto vieni da me.
Guardo le pareti di camera mia. Voglio cambiare qualcosa. Penso che rifarò il colore. Le voglio giallo arancio. Voglio sentire in tutta la stanza un odore nuovo. Voglio sentire odore di tintura. Come nei traslochi, quando senti profumi di nuove mura ed è con quel nuovo profumo che ricominci da capo. Voglio ricominciare da capo anche io. Ho fatto un piccolo passo a fine Ottobre. Ora voglio rinascere completamente. Voglio essere tutto nuovo. Come un neonato.
Esco di corsa e vado da Maggie.
La trovo in tenuta da casa. Tuta da ginnastica orribile interamente macchiata di colori ad olio.
- Stavo dipingendo.
- Neanche a farlo apposta.
- Cosa?
- Voglio pitturare camera mia.
- E quindi? C’entro qualcosa io? Io faccio quadri e opere d’arte, non sono un imbianchino.
- Dai non fare la stronza, me la dai una mano?
- Si, ma non oggi.
- Beh, intanto andiamo alla BRICO a comprare la tinta, poi vedrai se ne hai voglia.
- Dammi una ventina di minuti che mi cambio.
- Muoviti.
Piove. In Scooter ci inzuppiamo tutti. Due pulcini. Io più pulcino di lei. Entriamo da Auchan e andiamo direttamente alla Brico. In tutto il negozio irrompe il silenzio Something Bautiful del mitico Robbie. Nel reparto delle tinture non troviamo commessi pronti a servirci. Intanto cerco nel catalogo la tonalità giusta. Giallo arancio. Il codice non lo guardo. Cerchiamo in tutto il locale l’omino del colore. Lo facciamo chiamare ai microfoni. Arriva pochi minuti dopo. Comincia a chiedermi se la voglio traspirante e cose così. Non ci capisco un cazzo. Gli spiego che la voglio di quel colore, quindi lascio fare a lui. Ride. Lo osserviamo digitare i codici nel PC. Guardiamo gli schizzetti di colore che cadono nel bidone di tinta bianca. Chiude tutto e inizia il mescolamento. Penso che da quel mescolamento partirà anche il rimescolamento della mia vita. Non è per fare il banale ma in effetti è così.
Ultimo giro tra gli scaffali. Pennelli, spatole, rulli, stucco, teli per coprire i mobili, scotch per i bordi ed il battiscopa. Paghiamo tutto alla cassa e andiamo a fare una piccola merenda da Mc. Tre torte di mele a testa e The alla pesca gigante con due cannucce.
Squillo del cell. Sms di Claudio. “ Sappiamo che siete all’Auchan di Santa Gilla… Aspettateci mangiamo qualcosa da Mc insieme”.
Risposta. “Ci vediamo direttamente da me tra trenta minuti, imbianchiamo camera mia… non preoccupatevi la roba per sporcarvi ve la do io…a dopo”.
Finiamo di mangiare in fretta. Compriamo altre dieci torte di mele per una seconda merenda tutti e quattro insieme. Di nuovo pioggia. Dieci minuti per arrivare a casa. Loro ci sono già.
- Certo che potevate dirci di raggiungervi da Mc?! Pezzi di merda.
- Vi abbiamo portato le torte di mele, che volete di più?
- Ok. Così ragioniamo.
Ridiamo e ci prendiamo a spinte sotto la pioggia. Parcheggiamo gli scooter e saliamo. La casa ancora è silenziosa. Decido di rompere il silenzio io. Accendo l’impianto. Metto su il CD No Angel di DIDO. Here Whit Me suona in tutta la casa. Magica, come è magico il momento della mia rinascita con loro, i miei amici.

Buco stuccato. Tutto giallo arancio. E soprattutto, niente più tentazioni.

Squillo del cellulare. Sms. “Stanotte dormi in camera mia?”

Ops, Cancellato! Eh eh eh.